Inchiesta Cedis. Il ministro Fitto rinviato a giudizio dal gup di Bari

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Inchiesta Cedis. Il ministro Fitto rinviato a giudizio dal gup di Bari

03 Febbraio 2009

Il ministro dei Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, è stato rinviato a giudizio con l’accusa di concorso in turbativa d’asta e di interesse privato del curatore negli atti del fallimento nella procedura di amministrazione straordinaria della Cedis. Lo ha deciso il gup del tribunale di Bari, Marco Guida.

I fatti si riferiscono al periodo in cui Fitto era presidente della Regione Puglia. Nel procedimento Fitto è accusato di essere "concorrente estraneo" nella vicenda Cedis in quanto "referente politico" di alcuni degli altri otto indagati per i quali la procura ha chiesto il rinvio a giudizio.

Fitto è accusato, in concorso con altri, di reati compiuti in relazione alla vendita (per 7 milioni di euro, a fronte di un valore stimato di 15,5 milioni di euro) della "Cedis" a un contraente predeterminato: la società Sviluppo Alimentare riconducibile all’imprenditore Brizio Montinari.

Oltre che per Fitto il giudice ha disposto il rinvio a giudizio per due dei tre commissari straordinari della Cedis: Antonio De Feo e Giuseppe Rochira. Per il terzo commissario, Franco Cesare Lopasso, l’avvocato difensore ha chiesto e ottenuto il giudizio con rito abbreviato.

Il rinvio a giudizio è stato disposto dal gup anche per il consulente contabile della procedura, Stefano Montanari, per l’allora dg del settore sviluppo produttivo del ministero delle attività produttive, Massimo Goti, e per l’imprenditore Brizio Montinari. Il processo è stato fissato dinanzi al giudice monocratico del tribunale di Bari per l’udienza del 12 maggio 2009.

Sulla questione è subito intervenuto l’avvocato e deputato del Pdl Francesco Paolo Sisto, assicurando che "più che un rinvio a giudizio è un rinvio del proscioglimento. Gli elementi sono assolutamente tranquilli per poter essere del tutto ottimisti; si è scelto un ulteriore passaggio processuale di cui non vi era alcun bisogno". E ha aggiunto: "Siamo sereni e tranquilli. L’udienza preliminare spesso non fa da filtro per evitare dibattimenti inutili".

Ma anche il diretto interessato ha voluto parlare della questione sottolineando che la scelta del gup è "un errore grossolano, inaccettabile e indicativo dell’approccio dedicato all’intera vicenda, evidentemente superficiale e non intonato a garantire una giustizia giusta". Infatti, secondo Fitto, c’è un errore sostanziale nel processo: "Il dott.Marco Guida, peraltro candidato di Magistratura Democratica alla Presidenza della Giunta distrettuale dell’Anm di Bari, nel disporre il mio rinvio a giudizio ha sbagliato nell’inviare il processo ad un giudice monocratico anzichè al tribunale collegiale".

Il ministro dei Rapporti con le Regioni ha poi concluso spiegando che "questo macroscopico errore comporterà quantomeno un ritardo nell’inizio e nella definizione del processo con evidente lesione del mio diritto di difesa. Non potrò che aggiungerlo alla lunga lista di abusi fin qui subiti che ho puntualmente denunciato e che continuerò a denunciare e combattere in tutte le sedi. Nessuna esclusa".

Dalle fila del Pdl giungono numerose espressioni di sostegno e appoggio al ministro. La deputata Gabriella Carlucci ha espresso la sua "sincera solidarietà" ribadendo "i miei sentimenti di stima profonda verso la sua storia umana e politica".

Il vicepresidente vicario dei senatori del Pdl Gaetano Quagliariello si dice sicuro che Fitto "dimostrerà al di là di ogni ragionevolezze dubbio l’infondatezza delle accuse che gli sono mosse", aggiungendo che "gli errori giudiziari, dal momento che coinvolgono l’onorabilità dei cittadini, sono sempre gravi. Ma quando riguardano un ministro, il fatto che un magistrato possa indulgere in incidenti di questo tipo -conclude Quagliariello- autorizza a pensare che vi sia un preconcetto che porta la militanza politica a prevalere sulla corretta amministrazione della giustizia".