Inchiesta G8. Cassazione: “Sistema pregiudicato”
18 Giugno 2010
di redazione
Le persone coinvolte nell’inchiesta sull’appalto per la Scuola dei Marescialli dei carabinieri, filone toscano dell’inchiesta sui Grandi eventi, si muovevano in una "situazione in attuale divenire, caratterizzata dall’utilizzazione spregiudicata di un sistema di relazioni professionali e personali che ha realizzato una rete di interessi intrecciati" non legittimi. Lo sottolinea la Cassazione che ha appena depositato le motivazioni della decisione con la quale, lo scorso 10 luglio, ha deciso il trasferimento dell’inchiesta fiorentina a Roma confermando le misure cautelari per Fabio De Santis, Guido Cerruti, e Francesco De Vito Piscicelli.
La Suprema Corte, con la sentenza 23427, affronta il tema della sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza per l’emissione delle misure cautelari nei confronti degli indagati. Secondo la Cassazione i giudici fiorentini hanno fornito motivazioni "indicative di una situazione in atto e in divenire anche con specifico riferimento ai fatti soppesi alle imputazioni allo stato formulato, idonee a configurare l’urgenza del provvedere provvisoriamente". In sostanza, secondo i giudici di piazza Cavour, l’emissione delle misure cautelari, sebbene firmate da un giudice territorialmente incompetente, sono motivate dalla gravità degli indizi di corruzione dei quali viene "dato conto".
Il "perseguimento" degli interessi delle persone coinvolte "si giova di un’azione dei pubblici ufficiali che – scrive la Cassazione – non è quella del funzionario che si attiva per esercitare anche i suoi poteri discrezionali ma solo per perseguire obiettivi legittimi". In particolare, gli indagati facevano parte "di un sistema di potere in cui appare normale accettare e sollecitare utilità di ogni genere e natura da parte di imprenditori del settore delle opere pubbliche, settore nel quale quei pubblici ufficiali hanno potere di decisione e notevole potere di influenza, e gli imprenditori hanno aspettative di favori".