Incontro inutile con la Chiesa spagnola. Zapatero va avanti con il suo piano

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Incontro inutile con la Chiesa spagnola. Zapatero va avanti con il suo piano

05 Agosto 2008

Erano i primi giorni di marzo quando il cardinale Rouco Varela, veniva eletto presidente della Conferenza Episcopale Spagnola (CEE), mentre Zapatero, attraversando in lungo e in largo la Spagna, quasi giunto alla fine della campagna elettorale, dichiarava che, in caso di vittoria,  avrebbe cercato di mantenere “una relazione più fluida” con il cardinal Rouco. Il riferimento indiretto era naturalmente al rapporto teso mantenuto con i vertici della Chiesa cattolica nel corso della precedente legislatura. 

Basti in proposito ricordare i due maggiori picchi di tensione raggiunti: in primo luogo al tempo delle dichiarazioni successive al Family Day organizzato il 30 dicembre dello scorso anno a Madrid, quando il governo accusò la Chiesa di aver orchestrato una manifestazione antigovernativa, mentre le gerarchie ecclesiastiche risposero di essere scese in piazza per sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi della deriva laicista delle istituzioni; in secondo luogo in occasione dell’eco della “Nota di orientamento elettorale” pubblicata dalla CEE alla fine del gennaio di quest’anno, in cui l’episcopato criticava alcune leggi dello Stato: il riferimento esplicito era all’approvazione della legge sul  matrimonio omosessuale e alla scelta di aprire il dialogo con l’organizzazione terrorista basca, assurta al rango di interlocutore politico. Anche in tale occasione i più alti rappresentanti  dello stato spagnolo non accolsero le critiche e risposero accusando la Chiesa di ingerenza nell’azione di governo e di palese schieramento a favore dei popolari nell’imminenza delle elezioni politiche. 

Alla luce di tali trascorsi che ben testimoniano il climax dell’esacerbarsi dei rapporti tra Stato e Chiesa, la scorsa settimana, per la prima volta dopo la sua conferma alla guida dell’esecutivo spagnolo, Zapatero ha incontrato presso il Palacio de la Moncloa, sede del governo, il neo eletto presidente della Conferenza Episcopale. 

Al di là delle protocollari dichiarazioni sulla necessità dell’apertura di un dialogo tra le due parti “basato sul rispetto reciproco”, le posizioni appaiono sostanzialmente immutate. Il premier spagnolo, con un consueto tono declamatorio, ha annunciato la volontà di non venire meno agli impegni presi con il suo elettorato e di volere portare avanti sia quanto previsto dal programma,  sia quanto stabilito nel corso dell’ultimo congresso socialista celebrato lo scorso mese di luglio. In sostanza, Zapatero non sembra disposto a far marcia indietro sulla  riforma della Legge sulla Libertà Religiosa del 1980, sulla progressiva eliminazione dei simboli religiosi dai luoghi pubblici, né a cedere alla richiesta del cardinale di modificare alcuni articoli della legge, introdotta nella scorsa legislatura, sull’obbligatorietà dell’insegnamento dell’educazione civica e sulla sua equiparazione al resto delle materie fondamentali, argomento che tante critiche aveva suscitato al momento dell’ approvazione sia in sede parlamentare sia nella società civile. 

Per quanto riguarda temi ancor più controversi come quelli  della  riforma della legge sull’aborto e della legalizzazione dell’eutanasia, sebbene i termini appaiano ancora vaghi, il premier ha ribadito la sua disponibilità all’apertura imminente di un dibattito parlamentare. Diverso e più morbido è stato invece il suo atteggiamento nei confronti delle richieste dei finanziamenti alla Chiesa e alle scuole cattoliche, così come sul mantenimento del Concordato in vigore, posizioni peraltro anticipate nelle dichiarazioni rilasciate dal premier nel corso dell’ultimo congresso socialista. 

La maggiore novità di questo primo incontro formale tra le due parti è stata invece la disponibilità  governativa di collaborazione “piena” a garantire i mezzi e l’organizzazione necessaria per la  prossima Giornata Mondiale della Gioventù, che si celebrerà a Madrid nell’agosto del 2011. I riflettori si sono appena spenti su Sidney e la macchina organizzativa del prossimo incontro, che vedrà riuniti i giovani cattolici di tutto il mondo, si è già messa in moto a  Madrid e, secondo alcuni osservatori, costituirà nei prossimi anni un elemento  di “negoziazione” tale da influenzare in modo autorevole l’evoluzione dei rapporti tra  Stato e Chiesa nel corso della legislatura appena iniziata.