India. I rapporti omosessuali non sono più un crimine
02 Luglio 2009
di redazione
L’Alta Corte di Delhi ha stabilito che i rapporti sessuali fra adulti consenzienti dello stesso sesso non devono essere più considerati come un crimine in India.
La decisione della Corte era stata sollecitata da numerose fondazioni dei diritti di gay e lesbiche, che si sentivano discriminati oramai da troppo tempo. Il giudice ha deciso che la sezione 377 del codice penale indiano, risalente al lontano 1861, periodo di dominio britannico, e che riguarda il sesso contro natura, è incostituzionale perché discrimina gli omosessuali. La corte ha però deciso che l’aspetto penale resta per i rapporti non consenzienti e per quelli non vaginali.
Alla lettura della sentenza, secondo la televisione IBN Live, in aula ci sono state manifestazioni di giubilo da parte degli attivisti dei diritti omosessuali.
In base alla legge indiana il “sesso contro natura” è punibile con il carcere fino a 10 anni, e con l’ergastolo in casi più gravi. Gruppi di attivisti umanitari e organizzazioni non governative da anni lottano per l’abrogazione di questa legge, che accomuna i rapporti omosessuali a quelli con gli animali. Ma tutte le petizioni sono state rigettate dalle autorità indiane che, almeno finora, hanno sempre considerato i comportamenti omosessuali contrari alla morale indiana.
I gruppi che cercano di tutelare le ragioni dei gay portano una nuova importante argomentazione a sostegno della loro tesi: la lotta all’Aids. In India ci sarebbero milioni di omosessuali a rischio Aids che, per paura del carcere, non denunciano la loro condizione e quindi non hanno accesso alle necessarie cure mediche. Nei giorni scorsi il governo aveva annunciato una revisione della legge, prima di fare dietrofront dopo le proteste di gruppi religiosi musulmani, che hanno definito l’omosessualità contraria alla legge islamica e alla morale.