Inflazione, perché negli Usa la politica aggressiva della Fed paga

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Inflazione, perché negli Usa la politica aggressiva della Fed paga

Inflazione, perché negli Usa la politica aggressiva della Fed paga

10 Novembre 2022

Mezzo punto percentuale in un mese. L’inflazione è calata a ottobre negli Stati Uniti. Secondo il Bureau of Labor Statistics, il tasso di crescita dei prezzi si è attestato al 7,7%. A settembre aveva toccato l’8,2%. Il trend è discendente per il quarto mese in fila. A giugno l’indice dei prezzi aveva toccato il 9,1%. Trova subito conferma la politica aggressiva attuata dalla Federal Reserve Bank per raffreddare immediatamente gli effetti dell’inflazione ed evitare anche la stagflazione.

Il rialzo dei tassi di interesse di 75 punti base, in una forchetta compresa tra il 3,75 e il 4%, rappresenta il sesto rialzo di questo tipo dall’inizio del 2022 (e il quarto consecutivo) e non dovrebbe indurre la Fed a rallentare: a dicembre dovrebbe esserci un nuovo rialzo, stavolta di 50 punti base.

L’ennesimo calo dell’inflazione attestato dal Bureau of Labor Statistics a ottobre è la prova della presenza di alcuni elementi costitutivi del sistema produttivo americano che consentono alla Fed di veder applicata la sua politica monetaria. L’economia di base, l’abitudine – a differenza di quanto avviene in Europa con la BCE, che per il 2022 ha disposto due aumenti del tasso d’interesse – ad alzare e abbassare i tassi e l’enorme riserva di flessibilità del mercato del lavoro e dei capitali rende il compito della banca centrale americana assai più semplice. L’economia inoltre reagisce alle sollecitazione monetaria anche per l’assenza di una politica di vetusti ammortizzatori sociali.