Ingroia passa all’Azione, la Rivoluzione Civile è fallita
02 Maggio 2013
Antonio Ingroia e il manipolo di arancioni, verdi, giustizialisti e comunisti che avevano formato il cartello elettorale di "Rivoluzione Civile" forse guardando ai sondaggi che continuano ad essere impietosi annunciano lo scioglimento dell’esperienza lanciata mesi fa.
Ma Ingroia, che intanto si è visto respingere dal Tar il ricorso contro la decisione del CSM di ricollocarlo come pm ad Aosta, insiste, e spiega di voler proseguire la sua avventura politica con un nuovo movimento, "Azione civile". Del cartello elettorale resiste il civismo ma senza rinunciare alla "interlocuzione" con i vari Bonelli, De Magistris, Diliberto, Di Pietro e Orlando.
In campagna elettorale Ingroia era stato criticato per aver subordinato le proposte di politica economica alle parole d’ordine del movimento, la rivendicazione di una "legislazione avanzata" su diritti civili, legalità, etica politica e nuovo impianto istituzionale.
"It’s economy, stupid", la celebre frase che Carville coniò per il Presidente Clinton nei ruggenti anni novanta, continua ad essere una sorta di tabù per quelle forze più o meno organizzate della sinistra estrema e radicale in Italia che non hanno ancora ripensato Marx dopo il marxismo.
La materia economica è stata ridotta da Ingroia alla pur fondamentale lotta alle mafie, alla corruzione e all’evasione fiscale. Ma come dimenticare la denuncia fatta dal Candidato alla Procura di Roma per la lettera inviata da Berlusconi agli elettori in cui si prometteva il rimborso dell’IMU?
Rivoluzione Civile fallisce proprio nel momento in cui gli italiani chiedono maggiormente risposte sul tipo di sviluppo economico da dare al Paese nei prossimi anni.