Inps, Boeri dalla parte del Jobs Act. Ma i dati positivi sono lontani

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Inps, Boeri dalla parte del Jobs Act. Ma i dati positivi sono lontani

07 Luglio 2016

  E’ da tempo che l’Inps sollecita un “intervento organico” per superare le rigidità imposte dalla riforma Fornero sulle pensioni. Sarebbe “paradossale che il confronto tra governo e parti sociali in corso si concludesse ancora una volta con interventi estemporanei e parziali”, così Tito Boeri, illustrando alla Camera il rapporto annuale dell’istituto e ricordando, tra l’altro, che la riforma Fornero ha creato “forti disagi sociali” tra i lavoratori con più di 55 anni e reso “più difficile l’ingresso nel mercato del lavoro dei giovani”, contribuendo ad aumentare la disoccupazione degli under 30.

Il rapporto annuale evidenzia, per giunta, che quasi sei milioni di pensionati in Italia (il 38% del totale) hanno redditi da pensione inferiori a 1.000 euro al mese (erano 6,5 milioni nel 2014). Boeri ha voluto difendere il Jobs Act, che a suo avviso ha funzionato, permettendo al 2015 di confermarsi un anno di grande cambiamento nelle modalità d’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro.

La ripresa delle assunzioni non sarebbe stata sostenuta solo dagli sgravi fiscali. E puntualizza: “Non vi è dubbio che l’esonero contributivo triennale abbia giocato un ruolo cruciale nel cambiare la natura delle assunzioni, ma il “grande balzo’ dello scorso anno, “non è stato tale da riportarci al numero di contratti a tempo indeterminato precedente il 2015″. Esattamente, sul nodo degli sgravi fiscali: “al netto del calo fisiologico di inizio 2016, il numero di contratti a tempo indeterminato è aumentato di più di mezzo milione nel 2015. E a partire da marzo 2016 il saldo mese per mese di assunzioni e cessazioni in questi contratti sta ricalcando le dinamiche degli anni precedenti al 2015 per stabilizzarsi su questi livelli più alti”.

Certo, la situazione del mercato del lavoro italiano rimane molto precaria, e a certificarlo è lo stesso rapporto dell’Inps. Che recita: “In ben 7 anni, esattamente dal 2008 al 2014, nelle aziende con oltre 15 dipendenti sono stati distrutti circa due milioni e mezzo di posti di lavoro(esattamente 2.453.000), tre su quattro dei quali (1.840.000) a causa della chiusura di imprese attive nel 2008. Nel restante 25% dei casi (613.000) i posti di lavoro sono stati distrutti per la decisione, da parte delle aziende che sono tuttora operative, di ridurre la dimensione. Nello stesso arco temporale sono stati creati circa 2,2 milioni di posti di lavoro (2.236.000), di cui poco più della metà (1.170.000) per via della nascita di nuove imprese e la parte restante per l’espansione di imprese già attive nel 2008.”

E quanto alle pensioni, il clima resta il solito: davvero poco confortante. Dal rapporto emerge che: “

Circa 6 milioni di pensionati (5.962.650), meno di quattro su dieci pari al 38%, percepiscono assegni lordi mensili sotto i mille euro. Rispetto all’anno precedente (2014) la percentuale di chi ha un reddito da pensione inferiore ai mille euro è calata (era del 40,3% pari a circa 6,5 milioni di pensionati). Il numero dei pensionati Inps è pari a 15.663.809 con un importo lordo medio mensile di 1.464,41 euro (calcolato dividendo l’importo complessivo annuo del reddito pensionistico per 12 e quindi comprensivo del rateo della tredicesima). Il numero delle prestazioni previdenziali è invece di 17.184.075 con un importo lordo medio mensile di 1.093,54 euro.”

Così i pensionati sotto i 500 euro sono pari ben al 10,8%. Quelli tra 500 e mille euro sono 4.275.706 (27,2%).