Inter-Roma e il sogno (l’incubo?) del superbowl italiano
23 Maggio 2008
Inter-Roma in campo neutro, il grande evento, la finale delle finali, un Superbowl all’italiana come la conclusione più degna e spettacolare per il campionato di calcio.
Oltreoceano si ferma una nazione, a seguire dal vivo e soprattutto a guardare in tv, l’appuntamento dell’anno con il football dei “Quarterback” e “dei Tight End”, emblema popolare e rito condiviso da ciascun americano.
Al di qua delle Alpi è facile immaginare accadrebbe lo stesso, si realizzasse un giorno o l’altro il sogno recòndito di tutti i tifosi: conquistare lo scudetto al termine della partitissima contro i diretti rivali, nell’incontro unico valido per il titolo.
La prima e la seconda della regular season (magari le migliori due squadre di una serie di play-off a otto) si giocherebbero quindi il massimo trofeo nazionale in soli novanta minuti, l’ora e mezzo della verità per stabilire una volta per tutte chi merita e chi no, finalmente al di fuori di ogni polemica e di ogni considerazione sui vantaggi acquisiti e sui torti subiti, giusto quelli che tra andata e ritorno – chissà poi perché – dovrebbero come per magia compensarsi, con buona pace di tutti. E invece no. E invece avanti con la dietrologie, con i soliti sospetti, con la sindrome del complotto e, peggio ancora, sotto il ricatto del terrorismo ultrà.
L’Inter-Roma dei sogni diverrebbe un vero incubo, materia che scotta anzitutto per l’Osservatorio del Viminale. Con ricadute dirette sul prefetto e su quella disgraziata amministrazione cittadina, deputati a gestire l’ordine pubblico per le strade della sede eventualmente prescelta, secondo criteri geografici (destinazione a mezza via tra le due piazze coinvolte) e di sicurezza (struttura dell’impianto, caratteri urbanistici dell’immediato circondario, addirittura condizioni e accessibilità di stazione ferroviaria, autogrill, caselli autostradali).
Il Superbowl italiano accenderebbe sì tanta passione, scatenerebbe certo una spasmodica caccia al biglietto e l’inevitabile corsa alla ricarica della “prepagata”, l’agognata scheda per il digitale terrestre. Ma sopra ogni cosa, e al netto di ogni convenienza pubblicitaria, la finalissima metterebbe paura, mobiliterebbe risorse e tensioni, genererebbe incertezza e forse caos, proprio come accaduto a Parma e a Milano appena domenica scorsa, nel giorno della festa (?).
A Parma, dove pure la trasferta dei gruppi organizzati era stata scoraggiata, si sono comunque registrati gravi incidenti, compreso il danneggiamento degli esterni di una scuola materna. A Milano, dove a San Siro sono stati premiati i campioni d’Italia, vandalismi bis persino sul terreno di gioco, con pali, panchine e zolle divelte. Bilancio dell’operazione, 45-50 mila Euro di danni.
Questi due ultimi episodi raccontano meglio di ogni altra cronaca, più o meno recente, perché questo matrimonio d’interessi (tra il calcio show e la televisione dei grandi eventi) ancora non s’ha da fare, almeno a queste latitudini.
La più spettacolare delle devastazioni ha salutato il trionfo della squadra campione d’Italia: addio, Superbowl.