Intercettazioni, Fassino e D’Alema rimandati a settembre
01 Agosto 2007
“Più che un rinvio è una
constatazione del blocco dei lavori
parlamentari e pertanto io prendo atto dell’orientamento della Giunta: in
democrazia si fa così”. Con queste laconiche dichiarazioni
Carlo Giovanardi, presidente della giunta per le autorizzazioni a procedere
della Camera dei deputati, ha fatto sapere agli italiani che, per esaminare e
decidere se utilizzare processualmente le intercettazioni telefoniche sul caso Unipol
che riguardano Massimo D’Alema, Piero Fassino e Nicola Latorre, i parlamentari
se la prenderanno comoda: tutto slitta ai primi di settembre. Nulla turberà le
vacanze intelligenti dei Ds. D’Alema può salpare con Icarus senza tanti
pensieri.
D’altronde già dalla seduta di
Giunta del 31 luglio si erano messi in moto gli interessati garantisti a fasi
alterne. Ad esempio si era saputo di
schermaglie nell’aula della giunta tra il socialista Enrico Buemi e il
rifondarolo Daniele Farina. Il primo si è dimesso da relatore sulla posizione
del deputato di Forza Italia Salvatore Cicu (coinvolto marginalmente nelle
stesse intercettazioni) dopo le accuse
del secondo. E ciascuno dei due ha dato all’altro del
“garantista a comando”.
Un brutto spettacolo a cui si aggiunge
quello della palese disparità con cui solo ieri era stata trattata con tutta
fretta la posizione dell’ormai ex deputato Cesare Previti, che si è voluto
cacciare a tutti costi dalla Camera prima della pausa agostana. Una disparità
rilevata dal capogruppo di An alla Camera Ignazio La Russa .
E a proposito di disparità e di diverse velocità
è molto probabile invece che la Giunta si pronunci già domani sulle intercettazioni riguardanti Salvatore
Cicu di Forza Italia, come ha chiesto
oggi il suo collega di partito Nino Mormino.
Comunque almeno Fassino sembra potere dormire sonni
tranquilli, anche a settembre. Infatti il relatore sulla sua posizione, Antonio
Pepe di An, in commissione si è dichiarato innocentista credendo altresì di
interpretare in tal senso anche il
pensiero della stessa Forleo, come dimostrerebbe la nota 45 dello stampato
trasmesso al Parlamento. Tale nota infatti sembrerebbe valorizzare penalmente
più le posizioni di Latorre e D’Alema, lasciando sullo sfondo quella di
Fassino.
Più complicata la posizione di D’Alema: il relatore sul
documento di 63 pagine spedito dal Gip Clementina Forleo, Elias Vacca di
Rifondazione comunista, si è dichiarato subito d’accordo con le previsioni di
Giovanardi affermando che “non si può strozzare il dibattito che richiederebbe
almeno dodici ore filate di discussione.”
Però il relatore di Rifondazione comunista è anche convinto che entrambe le telefonate
riportate nell’ordinanza della Forleo, quella del 7 luglio 2005 e quella del
15, la prima è quella che poi finisce con l’ormai mitico “Consorte facci
sognare”, siano rilevanti penalmente perché dimostrerebbero la conoscenza da
parte dello stesso D’Alema della circostanza che Unipol stava per lanciare
un’opa su Bnl e questo integrerebbe la fattispecie di reato di insider trading,
soprattutto a carico di Consorte. Quindi la telefonata di D’Alema con l’ex ad
di Unipol serve come prova del reato a carico dello stesso Consorte. Oltre
eventualmente a integrare notizia di reato nei confronti del ministro degli Esteri.
D’Alema da parte sua lo scorso 31 luglio ha fatto pervenire
una lettera al presidente della giunta Carlo Giovanardi dichiarando non solo,
come era già noto, che lui non si sarebbe opposto a qualunque decisione avesse
preso l’organismo in questione, ma anche la presentazione a fine agosto di una
vera e propria memoria difensiva. Dando così a tutti i commissari un ottimo
pretesto per rimpallare a settembre la patata bollente. D’Alema avrà tutto il
tempo di distendersi in barca e di vergare la propria relazione difensiva. Per
lui certe delicatezze sono d’obbligo. Mica è un Previti qualunque.