Intercettazioni, il Pdl cerca la sintesi per evitare il braccio di ferro tra le Camere

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Intercettazioni, il Pdl cerca la sintesi per evitare il braccio di ferro tra le Camere

25 Maggio 2010

Dopo l’ok della commissione Giustizia, il ddl sulle intercettazioni andrà in Aula lunedì. E sarà un testo “aperto”, come annunciato dai vertici del gruppo Pdl al Senato. Una iniziativa, dunque, che lascia ancora margini di manovra alle modifiche e che ha come obiettivo il raggiungimento del punto più alto di equilibrio tra esigenze investigative e diritto di cronaca, ma che al tempo stesso punta a fare sintesi col lavoro fatto alla Camera.

Iniziativa sostenuta dal Guardasigilli Alfano e che muove da alcune esigenze, tecniche e politiche. Sul piano dei contenuti, l’intento è mantenere un’interlocuzione costruttiva coi soggetti interessati (scongiurando che, invece, il punto di riferimento diventi il presidente della Camera), da un lato i magistrati, dall’altro il mondo dell’informazione salito sugli scudi con in testa i direttori dei principali quotidiani, e in forte pressing sulla maggioranza. Il secondo elemento è arrivare a un testo che si collochi tra quello uscito da Montecitorio  (considerato un buon testo che oltretutto ha superato molte prove, anche a voto segreto) e quello licenziato dalla commissione di Palazzo Madama.  

Il terzo elemento, non meno significativo, sta nell’evitare il rischio di un braccio di ferro tra le Camere, con la possibilità che il provvedimento uscito dal Senato possa essere sottoposto a ulteriori modifiche e dunque tornare a Palazzo Madama in quarta lettura, allungando così i tempi dell’approvazione definitiva. Oggi nel vertice al Senato tra il ministro Alfano, i capigruppo Gasparri (Pdl) e Bricolo (Lega), il presidente della commissione Berselli e il relatore del ddl Centaro si è deciso di presentare nuovi emendamenti che risultino concordati all’interno del centrodestra e che introducano, tra l’altro, una riduzione delle sanzioni per gli editori.  

Tornerebbe poi la condanna per i cronisti così come prevede il testo della Camera e verrebbe riformulato l’emendamento cosiddetto ”D’Addario” prevedendo l’esclusione della pena per il giornalista professionista che esercita il diritto di cronaca. In vista di venerdì quando scadranno i termini per la presentazione degli emendamenti,  il ddl dovrebbe confermare “i gravi indizi di reato”, come deciso dalla proposta di modifica del governo approvata in commissione e  lasciare la possibilità per il cronista di raccontare gli atti di indagine per riassunto, così come aveva suggerito la presidente della commissione Giustizia della Camera, Bongiorno (finiana doc) quando il testo passò all’esame di Montecitorio.  

Sul piano politico, la mossa della maggioranza del Pdl sarebbe anche un modo per “spuntare le armi” all’ala oltranzista dei finiani in dissenso aperto col testo licenziato dalla commissione al Senato e pronti a "intervenire" alla Camera, magari con un gioco di sponda con le opposizioni. Dissenso che tuttavia sarebbe rientrato dopo il faccia a faccia tra il presidente della Camera e Ghedini. Operazione che – secondo alcuni esponenti del Pdl – sarebbe maturata dopo una riflessione del premier che pur non entusiasta del ddl uscito dalla Camera, si sarebbe reso conto della necessità di un ammorbidimento anche per abbassare il livello dello scontro,  a condizione, però, che non vengano snaturate le finalità del provvedimento. Ma c’è anche chi nei ranghi della maggioranza, individua proprio nel lavoro di mediazione di queste ore le condizioni per un riavvicinamento – secondo alcuni tattico, secondo altri politico – tra il Cav. e Fini. Un modo, insomma, per chiudere quei fronti ancora aperti, dove insidie e rischi possono sempre infilarsi.  

E quello con i finiani è uno dei fronti che preoccupa di più per la stabilità della maggioranza e quella del governo. In questo senso il lavoro dei “pontieri” starebbe producendo risultati positivi. Ma sul piatto di un’ipotetica ricucitura tra Fini e Berlusconi non c’è solo il ddl intercettazioni , ci sono anche alcuni segnali concreti che in questi ultimi giorni si sono palesati: dagli incontri tra Letta e Fini, a quello di Tremonti col presidente della Camera sulla manovra economica, al fatto che lo stesso ministro la illustrerà (forse già domani) ai gruppi parlamentari di Camera e Senato, ad un coinvolgimento più attivo e diretto degli organismi di partito: dalla riunione della Consulta economica del Pdl alla convocazione dell’Ufficio di presidenza (nei prossimi giorni), fino all’ipotesi di una nuova direzione nazionale.

D’altra parte, il presidente della Camera è consapevole del fatto che il ruolo di controcanto dentro il Pdl non può sostenerlo – specie dall’alto della sua carica istituzionale – da qui ai prossimi tre anni, perché significherebbe tirare troppo la corda e alimentare uno stato di tensione permanente, eccessivamente rischioso per tutti.

Ma sulla possibile chiusura di questa partita politica pesa anche un altro fattore: la ripresa dei contatti (ancora ai preliminari) tra Berlusconi e Casini. Prove tecniche di dialogo sulle quali l’inquilino di Montecitorio non può mettersi di traverso visto che col leader dell’Udc – specie prima della regionali – il feeling era già forte. Tuttavia, non può neppure concedere troppi spazi di manovra all’ex alleato centrista per non rischiare di essere “scavalcato” nel rapporto con Berlusconi. 

Per questo – si osserva nel Pdl – rimettere in piedi il rapporto col premier è un’opportunità da giocare fino in fondo per chi come il presidente della Camera sa di avere comunque un ruolo centrale (e riconosciuto) nel Pdl. Se poi si guarda la questione dalla parte del Cav., è facile comprendere come la porta aperta al leader Udc, da un lato rappresenti – tatticamente – anche un modo per “depotenziare” le spinte movimentiste o i tentativi di forzature che l’ala finiana più intransigente ha mostrato in queste settimane e su vari temi, dall’altro la chiave per verificare nei fatti la reale disponibilità dei centristi.

Una mossa in due tempi, insomma, che il Cav. sembra intenzionato a piazzare nella partita a scacchi con Fini e Casini. In attesa di capire come muoversi con Tremonti. Le tensioni tra i due in Consiglio dei ministri sulla manovra economica, secondo alcuni, raccontano molto più di un semplice screzio.