“Intercettazioni: legge entro l’estate e senza ritocchi, nonostante i finiani”

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“Intercettazioni: legge entro l’estate e senza ritocchi, nonostante i finiani”

13 Giugno 2010

A settembre la riforma della giustizia sarà sul tavolo del Consiglio dei ministri. Il Guardasigilli ne mette in fila i punti qualificanti: separazione degli oridini tra pm e giudici, creazione di due Csm e un meccanismo disciplinare ad hoc. Ma è sulle intercettazioni che il livello dello scontro resta altissimo, tra maggioranza e opposizione, ma anche dentro il Pdl.

Alfano stigmatizza l’atteggiamento di chi cita la Costituzione in ordine sparso, menzionando l’articolo 21 ma dimenticando che prima di quello i costituenti hanno scritto l’articolo 15 in base al quale la libertà e la segretezza delle comunicazioni sono inviolabili. E ai finiani dice che nel testo uscito dal Senato molte delle loro osservazioni sono state accolte, rimarcando il fatto che quando c’è stato il passaggio nell’Ufficio di presidenza del partito, anche loro hanno votato a favore. Come dire: il ddl va approvato entro l’estate e senza ritocchi.

La replica non si fa attendere dai fedelissimi del presidente della Camera (moderati e pasdaran) in pressing sulla maggioranza perché il provvedimento da oggi all’esame di Montecitorio non sia blindato. Ma i desiderata (qualcuno nel Pdl li considera "inaccettabili avvertimenti") dei Bocchino, dei Granata e degli Augello incrociano il "muro" di un ex collega di partito: Altero Matteoli. Il tempo della mediazione c’è stato ma ora quel testo deve diventare legge, a luglio, è il messaggio del "colonnello" aennino.

Ministro Matteoli, servono nuove limature al ddl uscito da Senato come chiedono i finiani?
La legge va approvata entro l’estate a luglio. Il testo è frutto di un lungo dibattito durato due anni, uno dei quali a Palazzo Madama. Un tempo francamente più che ragionevole per ascoltare tutte le voci e tenere nella giusta considerazione le sollecitazioni su possibili modifiche. Il lavoro di mediazione è stato fatto e al meglio. Le richieste dei finiani sono state accolte per buona parte. Poi lo stesso testo ha ricevuto il via libera dell’ufficio di presidenza del Pdl e la componente di minoranza ha votato a favore. Non si capisce perché adesso si tenterebbe di riaprire ciò che cinque giorni fa andava bene. No, non si sarà alcun rinvio.

Non pensa che alla Camera potrebbe esserci il rischio di sorprese durante il voto?
Gli esponenti della componente di minoranza del Pdl hanno ribadito più volte la loro lealtà a Berlusconi, al Pdl e al programma col quale gli elettori ci hanno dato il mandato di governo. Non mi aspetto sorprese e auspico che non vi siano strumentalizzazioni demagogiche e politiche su un testo sul quale, lo ripeto, il partito si è espresso all’unanimità. Se non è così come io credo, cioè se non ci sono tentativi di strumentalizzazione allora è bene che si dica chiaramente, almeno su questo argomento.
C’è il rischio concreto che la mediazione coi finiani diventi permanente.

Al netto delle interccettazioni, ci sono posizioni critiche della minoranza Pdl anche sulla manovra economica. Come intendete procedere?
Il dibattito interno a un partito è un arricchimento. Si discute, ci si confronta anche in modo acceso. Se tutto è finalizzato alla qualità del progetto politico e al consolidamento del partito, allora è un fatto positivo. Del resto nella mia lunga carriera politica non ho mai visto un partito entrare in crisi per il troppo dibattito interno. Ma se dai binari della proposta costruttiva si scivola in quelli del no a prescindere allora il discorso cambia e in quel caso, sui punti nei quali non c’è accordo vale una regola democratica sacrosanta: al confronto dentro gli organismi di partito segue un voto e se passa la linea della maggioranza questa la deve sostenere nelle istituzioni e la minoranza è tenuta a rispettarla.

L’altro tasto sul quale i finiani insistono è il tema della legalità. L’impressione è che se ne vogliano intestare l’esclusiva parternità. Ma non era un cavallo di battaglia di tutta la vecchia An?
Esattamente. E proprio per questo non c’è bisogno di sbandierarlo continuamente. La legalità è un tema che fa parte del dna di An e io che ho vissuto tutte le fasi di evoluzione del nostro partito lo posso testimoniare personalmente. Non c’è bisogno di ergersi a paladini della legalità o fare a gara per chi difende di più la legalità, quando la questione è ben presente in tutti noi e c’è nel Pdl.

Cosa pensa del monito di Bocchino: via i corrotti dalla politica?
In un paese fortunatamente garantista come il nostro, prima di considerare colpevole una persona ci sono tre gradi di giudizio. Oggi va di moda rinnovare totale fiducia nella magistratura tutti i giorni e a fasi alterne a seconda di chi viene toccato da un’indagine. Non è un atteggiamento che condivido.

Tornando alle intercettazioni, alla convention di An sabato scorso, Gaetano Quagliariello ha annunciato che fonderà l’associazione "Prima viene l’articolo 15". Cosa ne pensa? Aderirà a questa campagna?
La condivido e vi aderisco. La libertà e la riservatezza delle comunicazioni sono inviolabili e i padri costituenti vollero fortemente inserire questo articolo nella nostra Carta.

Al Palacongressi dell’Eur lei e gli altri ex colonnelli di An – Gasparri, La Russa e Alemanno – avete dato l’addio a Fini?
Non è questo il punto. Noi vogliamo rimarcare con convinzione che non siamo pentiti della nascita del Pdl e non abbiamo dovuto rinunciare a rappresentare la destra in questo partito, nessuno ce lo ha chiesto. La nostra iniziativa è tesa al consolidamento di una grande forza politica, Nessuno di noi ha tentennamenti, tutti insieme siamo proiettati verso il futuro con Berlusconi leader. Per questo è arrivato il momento di dire basta alle differenziazioni sulle provenienze, sono stufo di sentir dire quelli di Forza Italia e quelli di Alleanza Nazionale ed è ora di dire basta anche alle quote, non hanno più senso, siamo un partito solo che deve essere unito e coeso, soprattutto oggi che è al governo ed ha la responsabilità di guida del Paese che gli elettori gli hanno affidato. Le divisioni interne fanno solo il gioco dei nostri dettrattori e penalizzano fortemente l’immagine del Pdl. Questo non si può accettare.