Intercettazioni, Prodi rifiuta l’aiuto di Berlusconi: no a legge-sprint
30 Agosto 2008
di redazione
Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, esprime "solidarietà" al rivale di sempre, Romano Prodi, per la pubblicazione delle intercettazioni relative al caso Siemens, poi rilancia la necessità di fare "subito" una legge per limitare il ricorso a questo strumento da parte della magistratura e per fermare la pubblicazione dei dialoghi ‘spiati’. Ma non passano neanche due ore e il Professore rimanda al mittente solidarietà e simpatia. E contrattacca, insieme a tutto il Pd, denunciando cosa a suo giudizio si cela dietro il "finto sostegno" che arriva dal Pdl.
"Non vorrei – afferma il Professore in una nota al vetriolo – che l’artificiale creazione di questo caso politico alimentasse il tentativo di dare vita nel tempo più breve possibile a una legge sulle intercettazioni che possa sottrarre alla magistratura uno strumento che, in molti casi, si è dimostrato indispensabile per portare alla luce accadimenti o azioni utili a svolgimento delle funzioni che le sono proprie".
Sono proprio queste parole, dettate mentre il capo del governo è a colloquio con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che già a giugno oppose il suo ‘no’ su un decreto governativo per regolamentare ricorso e divulgazioni delle intercettazioni e che, secondo fonti quirinalizie "non ha cambiato parere", a dare la stura a una polemica che investe tutto l’arco politico. Da una parte, infatti, governo e maggioranza, nel mostrarsi solidali con Prodi, definiscono "indifferibile" un "giro di vite" al ricorso e alla divulgazione delle intercettazioni; dall’altra Prodi e opposizione al gran completo definiscono "interessato" l’appoggio del premier. In mezzo l’Unione di Centro, che con Michele Vietti si dice "disponibile" a fare subito una legge in parlamento.
A fianco del premier scende in campo il presidente del Senato, Renato Schifani: "siamo sempre più convinti dell’indifferibilità di un provvedimento legislativo che consenta, una volta per tutte, la corretta pubblicazione di quelle sole intercettazioni di rilevanza penale a inchiesta conclusa, delegando al più articolato ‘pacchetto giustizia’ l’individuazione delle tipologie di reato per le quali poter utilizzare questo strumento quale metodo di indagine".
Se Schifani interviene, il ‘collega’ Gianfranco Fini, dallo scranno più alto di Montecitorio, osserva invece la consegna del silenzio: impossibile, per lui, esternare, in quanto il disegno di legge sulle intercettazioni varato in tutta fretta dal Cdm prima dell’estate è fermo in Commissione Giustizia della Camera. E’ proprio il presidente della II commissione, Giulia Bongiorno, che dovrà cercare di imprimere un’accelerazione alla norma, ferma alla relazione introduttiva. Accelerare sulla legge, infatti, è l’ordine di scuderia in maggioranza, tanto che il deputato e avvocato del premier Niccolò Ghedini, fa sapere che "è bene fare rapidamente una legge ma non deve essere una legge bavaglio, non deve essere punitiva dei giornalisti bensì punire chi gli fornisce questo materiale". Ghedini auspica quindi che intorno al provvedimento si raccolga "un grande consenso anche dell’opposizione".
Un consenso che però al momento pare non esserci, visto che il Pd intero fa quadrato intorno al suo ex presidente. Dal segretario Walter Veltroni ("la sua è una solidarietà evidentemente falsa e non ispirata a principi e pensieri reali") al ministro della Giustizia nel governo ombra, Lanfranco Tenaglia (" Berlusconi e il Pdl giocano sporco e cercano di coinvolgere nelle loro manovrette Romano Prodi") caricano a testa bassa e denunciano, senza mezzi termini che il premier vuole usare la pubblicazione delle telefonate di Prodi per farsi una legge che impedisca la divulgazione delle sue relative all’inchiesta sui rifiuti di Napoli e al ‘Raigate’. Sintetizza bene Rosy Bindi: "questo è l’ennesimo tentativo di Berlusconi e del centrodestra di farci apparire uguali a loro e di usare le eventuali nostre difficoltà per fare le loro riforme".
Anche Antonio Di Pietro, leader dell’Italia dei Valori, non si fa scappare l’occasione di attaccare il premier. "In realtà – dice – a Berlusconi non interessa la solidarietà da dare a Prodi, gli interessa un viatico preventivo per poi dire ‘avete visto perché bisogna non pubblicare mai le intercettazioni?’".
fonte: APCOM