Intervista a Francesco Agnoli: “Vi spiego perché Nilde Iotti non è un’eroina”

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Intervista a Francesco Agnoli: “Vi spiego perché Nilde Iotti non è un’eroina”

Intervista a Francesco Agnoli: “Vi spiego perché Nilde Iotti non è un’eroina”

06 Dicembre 2019

Il professor Francesco Agnoli ha dedicato una paginata su la Verità del 3 dicembre su Nilde Iotti, intitolata Gli omissis nella santificazione della Iotti, e ha dedicato alla Iotti e alle donne comuniste alcune pagine del suo Donne che hanno fatto la storia, in uscita a marzo per Gondolin. Lo abbiamo intervistato per capirne qualcosa di più.

Agnoli, perchè questo articolo?

Proprio perchè certe santificazioni sono strumentali, oltre che fasulle. Rai 1 celebrerà in questi giorni la Iotti, a 30 anni dalla sua morte, presentandola come un’ “eroina”, espressione di “una classe politica degna di stima e rispetto la cui competenza, a differenza di oggi, non era messa in dubbio. Una classe politica dotata di profondo senso etico dello Stato e abituata a considerare la propria missione altissima, irreversibile. Abbiamo bisogno di modelli così». In questa definizione retorica e pomposa non c’è nulla di vero.

Perchè?

Anzitutto perchè qualcuno dimentica che la Iotti è stata la compagna di Palmiro Togliatti, un uomo che propugnò sempre il comunismo sovietico, arrivando a giustificare qualsiasi crimine, persino il patto tra Stalin e Hitler che nel 1939 scatenò la II guerra mondiale. Togliatti scrisse ai compagni comunisti sconvolti per la notizia, che occorreva obbedire a Mosca, perchè Mosca non sbaglia mai! Anche la Iotti conobbe Stalin, e non prese mai le distanze da quel feroce dittatore che il giornale del suo partito, l’Unità, salutava, nel 1953, con un sottotitolo in prima che recitava così: “Gloria eterna all’uomo che più di tutti ha fatto per la liberazione per il progresso dell’umanità“. Ricordo anche che la Iotti ebbe a dichiarare il suo orgoglio per aver brindato con un Lambrusco d’annata, insieme a  Togliatti, nel 1956, quando i carri armati sovietici entrarono a Budapest. E’ questa la classe politica  di cui dovremmo sentire nostalgia?

Però lei parla anche di molto altro…

Certamente quello che mi urta di più è il tentativo di far credere che il partito comunista valorizzasse le donne. Si tratta di propaganda pura. Pochi sanno che per lo più i partiti di sinistra furono quelli che fino ad una certa data ostacolarono il voto alle donne, perchè le ritenevano “cattoliche”, “conservatrici” ecc. La stessa Rosa Luxenburg spiegava che le donne sono il peggio della reazione e della conservazione, dai tempi delle donne che si opponevano ai giacobini… Il Partito comunista italiano in buona parte finse di valorizzare le donne perchè dopo l’introduzione del suffragio femminile bisognava strapparle alla Democrazia cristiana (il cui padre nobile, don Luigi Sturzo, aveva posto il suffragio femminile tra gli obiettici del PPI già alla fondazione, nel 1919).

Ci spiega meglio?

E’ semplice: la Iotti venne eletta nella Costituente anche perchè era una delle poche militanti laureate. Questo nonostante si fosse iscritta al partito Fascista (cosa che viene spesso nascosta) nel 1942, e nonostante la sua partecipazione alla Resistenza fosse stata tardiva e marginale. Il suo curriculum impallidisce in confronto a quello di Rita Montagnana, la moglie di Palmiro Togliatti…

Chi era la Montagnana?

Era una socialista storica, presente già alla fondazione del Partito Comunista del 1921, che aveva attraversato il ventennio sempre in battaglia. Eletta anche lei alla Costituente, e non perchè moglie del capo, fu in breve messa da parte dal cinico Togliatti. Il quale, saltabeccando tra una donna e l’altra, si era infine invaghito, proprio durante i lavori della Costituente, della Iotti: ben più giovane della Montagnana, e anche di lui (Nilde aveva 27 anni meno di Palmiro).

E quindi?

Accadde che Togliatti prima cercò di nascondere il suo nuovo amore, tanto da spingere la Iotti, rimasta incinta, ad abortire. Dove? Sembra nella clinica del suo medico personale, il dottor Mario Spallone, il cui nome balzerà agli onori delle cronache molti anni dopo, perchè anche una volta approvata la legge 194, continuerà a praticare aborti clandestini e tardivi (sino all’ottavo mese!), nella sua clinica privata, villa Gina.

Abbiamo quindi un capo partito che spinge l’amante ad abortire, e lei che obbedisce. Sembra che la Iotti non fosse tanto contenta di farlo: la troveremo, anni dopo, battersi per il divorzio (e si capisce, vista la sua storia personale), ma assai tiepida riguardo alla legalizzazione dell’aborto… come, del resto, tante donne comuniste che gli uomini del partito metteranno in riga, costringendole a cambiare opinione (molte donne comuniste, infatti, ritenevano che legalizzare l’aborto avrebbe significato deresponsabilizzare gli uomini).

Prosegua pure…

Ecco, ci furono altre donne comuniste, sempre nella Costituente, come l’onorevole Teresa Mattei, che di fronte all’imposizione del partito “abortisci!”, si ribellarono. La Iotti invece obbedì. Abbiamo altre donne, sempre la Mattei, che davanti alle avances di Togliatti, le respinsero, anche per rispetto della Montagana, figura, lo ripeto, storica e “venerata”. La Iotti no: nessun riguardo verso la moglie di Togliatti, che venne subito emarginata senza tanti complimenti.

Cosa successe?

Accade che la Iotti rimase in parlamento, guarda caso, sino alla morte, nel 1999, per ben 53 anni! Mi viene anche qui da chiedere: sono questi i politici di cui dobbiamo avere nostalgia? 53 anni di fila in Parlamento! Ma soprattutto mentre lei venne sempre ricandidata in collegi sicuri, la Montagna e la Mattei vennero fatte fuori da Togliatti e, dopo la Costituente, in Parlamento non entrarono più. Insomma, l’amante del capo confermata, nonostante la brevissima e opaca militanza, la moglie più anziana, militante da sempre, liquidata, in un batter d’occhio. La base del partito non prese bene tutto ciò, ma Togliatti impose e la Iotti certo non dissentì.

E la Motagnana?

Accantonata come un ferro vecchio, si dedicò a curare Aldo Togliatti, il figlio dimenticato dall’impegnatissimo Palmiro. Aldo, come ricorda Bruno Vespa nel suo Donne d’Italia, era “rimasto traumatizzato dalla vita a Mosca negli anni più cupi dello stalinismo e dalla permanenza in un istituto sovietico” ed era diventato schizofrenico, con spunti autistici.

In conclusione?

In conclusione mi chiedo chi dobbiamo celebrare? Certi personaggi del passato, se raccontati per quello che fecero davvero, permettono solo di rivalutare anche i peggiori dei politici odierni. Persino un Renzi, il peggio che il nostro paese abbia visto negli ultimi 30 anni, a mio modesto avviso, fa bella figura, al fianco di Togliatti e della Iotti!