Investigatori contro il bullismo a scuola
11 Ottobre 2008
di redazione
Chissà se si apposterebbero in auto, fuori dalla scuola, con potenti microfoni spia direzionali per ascoltare i ‘discoli’ nel bagno raccontarsi le spacconate. Oppure travestiti da alunni si infiltrerebbero in aula spacciandosi per nuovi compagni di classe. Magari invece si presenterebbero nei corridoi con pipa e cappello da Sherlock Holmes, esaminando tracce e indizi per esclamare infine "elementare, preside!". Sta di fatto che "l’opportunità", o almeno così l’ha definita, offerta da Gustavo Ricevuto, dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale di Messina, ai presidi degli istituti di quella zona della Sicilia di rivolgersi a detective privati per arginare il bullimo, non ha convinto quasi nessuno.
L’idea, per amor di precisione del tutto inedita perchè sinora si era pensato solo a poliziotti o guardie giurate fuori dai cancelli, è affidare ad una società di investigazioni private – tramite singoli contratti stipulati dagli istituti – il controllo e la prevenzione nelle scuole contro bullismo e danneggiamenti: i casi di violenza passerebbero insomma all’attenzione degli 007, chiamati a scovare responsabili e complici che poi eventualmente saranno denunciati alle autorità giudiziarie. Ecco quindi pronta una circolare, inviata a tutti i dirigenti scolatici della provincia.
"Io mi sono permesso, non dico di fare da intermediario, ma di dire che c’è anche questa opportunità", ha spiegato Ricevuto, "se ritenete che con le sole vostre forze non ce la facciate, esaminate anche l’opportunità di estendere a questa struttura l’affidamento di un compito di supporto a quello che è il compito della scuola". Ma anche se per il dirigente "il servizio di investigazione sarà passato al vaglio dei consigli di istituto e degli organi scolastici", la proposta ha subito suscitato polemiche.
Le riserve più decise arrivano dalle associazioni in prima linea contro le violenze tra alunni a scuola: "Da Messina arriva una proposta folle e aberrante", attacca Gabriella Cappelletti, presidente di Sos Bullismo, una delle associazioni in Italia più impegnate sul tema, e madre di una vittima. "Apprezzo la buona volontà del provveditore, ma ricorrendo ad un investigatore privato – continua Cappelletti – vuol dire fallire nella cultura della testimonianza e cercare in tutti i modi di sollevare l’adulto dalle proprie responsabilità: dove accadono fatti di bullismo non puoi non accorgertene e a quel punto si chiamino polizia e famiglie".
fonte: APCOM