Investimenti per il Sud: soddisfatta Napoli, meno le altre province

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Investimenti per il Sud: soddisfatta Napoli, meno le altre province

21 Ottobre 2011

La linea di investimenti programmati per l’arco temporale 2007/2013 è stata rielaborata dalla giunta Caldoro, che ha ritenuto opportuno rivederla alla luce delle diverse priorità individuate nella politica regionale di sviluppo. La sospensione di una serie di interventi riguardanti un reticolato di zone periferiche e la nuova allocazione delle risorse lascia spazio, però, ad alcune osservazioni critiche.

Da anni si parla di piani per il Sud e valorizzazione delle aree del Mezzogiorno. I canali attraverso i quali è possibile individuare e concretizzare una serie di interventi per le regioni del Sud Italia sono il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) ed il Fondo Europeo Sviluppo Sociale (FES). Questi fondi strutturali rappresentano lo strumento cardine della politica regionale dell’UE, tesa a promuovere la coesione economica e sociale attraverso la correzione dei principali squilibri regionali (Regolamento CE n. 1083/2006).

Anche la regione Campania attinge a questi fondi tramite il Programma Operativo Regionale che, su base pluriennale, delinea obiettivi specifici all’interno di assi prioritari. La nuova programmazione – e qui veniamo al punto – è caratterizzata però da un “napolicentrismo”. La provincia di Napoli è, infatti, al centro dei Grandi Progetti tra i quali: la realizzazione di interventi del PUA per l’area dell’ex Italsider di Bagnoli, il completamento della linea 1 e linea 6 della metropolitana di Napoli, il completamento della S.S. 268, il potenziamento della capacità logistica ed intermodale del porto di Napoli, il completamento della ferrovia Metrocampania Nordest (collega Piscinola-Capodichino) ed il risanamento dei Campi Flegrei. Napoli, quindi, catalizza tutti gli investimenti lasciando uno spazio residuale alle altre province.

Ma una politica di sviluppo regionale non può prescindere dal favorire zone periferiche strutturando un’adeguata rete di interconnessione tra il centro e la periferia. E’ sulla base di questa convinzione che la Commissione Europea, nel ribadire l’importanza strategica del Mediterraneo, ha inserito il Mezzogiorno nel quadro delle grandi reti transeuropee per il periodo 2014-2020. A breve saranno avviati i lavori per i collegamenti ferroviari ad alta velocità di Napoli-Bari, Napoli-Reggio e Messina-Palermo. Quest’opera di interventi ad ampio respiro per il Sud è efficiente e quindi raggiunge il massimo scopo solo se, in ambito regionale, si trovano degli strumenti in grado di declinare tutte le esigenze territoriali. Sarebbe dunque auspicabile quanto doveroso organizzare una rete di  congiunzione tra tutte le province campane.

Sebbene la Campania, insieme a Calabria, Puglia e Sicilia rientri nei grandi corridoi infrastrutturali europei, una tale mole di investimenti rischia di restare, di fatto, ridimensionata se la programmazione regionale non saprà tenere conto delle necessarie interconnessioni tra le cinque province della regione. In questo scenario, ancora incerto, si ribadisce che le scelte strategiche di tutti i livelli di governo devono essere tendenti a valorizzare l’intero spazio territoriale, attraverso la creazione di reti, sia verticali che orizzontali, in grado di ottimizzare l’allocazione delle risorse secondo il principio dell’equa ridistribuzione.