Io sono donna ma in piazza non c’ero né volevo esserci
14 Febbraio 2011
di redazione
Sono donna. Mamma di tre – ben tre – figli, di cui uno nato da pochi mesi. Lavoro (anche troppo). E ieri non ero in piazza a manifestare per la dignità della donna. Avrei potuto, avevo tutte le carte in regola per farlo, ma non ho voluto. E non perché io mi senta – tutto sommato e ancora, nonostante tutto – berlusconiana o perché giustifichi in qualche modo i vizi privati del presidente del Consiglio laddove diventano di rilievo pubblico (non certo prima).
Non c’ero perché sono convinta che la dignità della donna non si difende nelle piazze o nei cortei ma nella vita quotidiana, svolgendo al meglio che si può il proprio ruolo di madri, mogli e figlie, dedicandosi con rispetto e serietà al proprio lavoro. Si difende con le leggi giuste per tutti, con il rispetto della dignità della persona, prima della dignità di genere.
Non c’ero perché non mi piacciono le ragazze alla via Olgettina, e molto meno mi piacciono le loro madri, ma ancora meno mi piace la pubblica gogna sulla pubblica piazza, soprattutto se strumento per consumare ben altro sacrificio.
Non c’ero perché penso che alla lunga il merito abbia la meglio sulla fortuna. Che il discorso sia più proficuo delle urla. Che i contenuti e le azioni valgano più degli slogan e delle sfilate. Che l’intelligenza prevalga sulle tette ma anche sull’ideologia e che l’essere donna è un privilegio di cui andar fieri ma da non sbandierare per non sciuparne la ricchezza, dissolvendola nelle rivendicazioni a tutti i costi, che possono essere molto peggio di una parità di trattamento.
Ieri la piazza gridava a Berlusconi di dimettersi, di lasciar spazio alle donne, a una donna, chiedevano maggiori diritti, maggiori tutele. Ieri in molti si sono sentiti in dovere di manifestare e di urlare contro lo scabroso rapporto tra sesso e potere. E dell’ancor più scabroso rapporto tra sesso e soldi. Ma quel rapporto scabroso nasce nella notte dei tempi, è connaturato con la natura umana. Non siamo forse figli di Adamo ed Eva? Non siamo frutto del peccato originale, della tracotanza e della seduzione? Le donne del terzo millennio se ne accorgono solo ora? Solo perché alla guida dell’Italia c’è un anziano e indomabile – e per molti aspetti patetico (nel senso più tenero del termine) – presidente del Consiglio?
E allora: “Se non ora quando”? Messa così, sinceramente preferisco mai.
(c. v.)