Iorio proclamato presidente, fallisce la strategia dei ricorsi del centrosinistra

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Iorio proclamato presidente, fallisce la strategia dei ricorsi del centrosinistra

12 Novembre 2011

Ora è ufficiale. Quando ormai tutti si aspettavano l’ennesimo rinvio del verdetto, invece è arrivata la proclamazione. Intorno alle 18 e 40 di ieri il presidente della Corte d’appello del tribunale di Campobasso, Paolo Di Croce, ha dato l’annuncio che mette fine a circa un mese di sterili polemiche: per la terza volta, Michele Iorio guiderà la Regione Molise.

Oltre al presidente, nel maggioritario entrano a Palazzo Moffa Luigi Velardi (Udc) e Mario Pietracupa (Adc). Entra nel parlamentino regionale anche lo sfidante di centrosinistra, Paolo Di Laura Frattura. Per conoscere i nomi degli altri ventisei consiglieri regionali, eletti sul proporzionale, bisognerà aspettare ancora un po’. Ma ora che è stato superato lo scoglio del maggioritario, il tortuoso iter si avvia a conclusione. Salvo clamorose sorprese, dovrebbero essere confermati i dati diffusi dal ministero dell’Interno all’indomani delle elezioni. Nessuno scossone, dunque, nonostante nei giorni scorsi si sia parlato di una possibile attribuzione di un seggio ai grillini e di una “lotta” per la poltrona tra Massimiliano Scarabeo (Alternativ@) e Carmelo Parpiglia (Italia dei valori), per via dei dubbi generati dai conteggi e dal complesso meccanismo dei resti. Dovrebbe comunque avere la meglio l’esponente dell’Idv. Ma questi sono dettagli, da risolvere probabilmente a colpi di ricorsi.

Del resto il leader della coalizione – quel Frattura che fino a gennaio del 2011 difendeva pubblicamente Iorio, definendolo un grande politico – insegna: ricorrere, sempre e comunque. Se non altro questa strategia ha fatto capire chiaramente ai molisani chi ha fatto perdere inutilmente tutto questo tempo, alimentando ad arte dubbi sulla proclamazione. Il centrosinistra, naturalmente. Che poi, paradossalmente, si è lamentato dei ritardi da parte delle commissioni elettorali nelle operazioni di verifica dei verbali.

In questi giorni è successo davvero di tutto. Si è parlato di democrazia sospesa. Militanti hanno fatto allusioni a brogli, qualcuno è arrivato a inventarsi schede elettorali con la croce sul simbolo di Frattura buttate sotto un viadotto. Si è parlato di un “misterioso” blocco dell’afflusso dei dati telematici durante la lunga notte delle operazioni di spoglio. È stata ricordata anche la festa anticipata delle truppe “fratturiane”, come a dire che i risultati dei loro rappresentanti di seggio erano più sacri della Bibbia. Dimenticando, volutamente, che nei dati ufficiali forniti dalle Prefetture, Iorio non è mai stato sotto al suo avversario. Insomma: hanno provato a delegittimare in tutti i modi la scelta degli elettori molisani. Sia con una campagna di disinformazione sul web, sia con l’idea di presentare un ricorso dietro l’altro per frenare il lavoro dei giudici.

L’ultima trovata – che è servita a ritardare ulteriormente la proclamazione – riguarda presunti vizi insanabili riscontrati in alcune sezioni di Isernia. Ovviamente, anche questo pur legittimo dubbio della sinistra sarà oggetto di ricorso. Ora, però, la battaglia si sposta davanti ai giudici del Tar. Dove di ricorsi ne sono previsti a iosa. Gli altri, con ogni probabilità, riguarderanno i problemi riscontrati all’atto della presentazione della lista di Molise Civile e della candidatura di Nico Romagnuolo (Progetto Molise). Secondo alcuni osservatori, dovrebbero essere queste le “armi” più convincenti in mano al “partito ricorsista”. Nel 2001 – viene fatto notare – problemi analoghi fecero cadere Giovanni Di Stasi (centrosinistra), spianando la strada al decennio targato Michele Iorio. Difficilmente, infatti, un riconteggio delle schede finirà per ribaltare l’esito della competizione elettorale. Inoltre è nell’aria un altro ricorso, che stavolta fa tremare Frattura. Si parla di ineleggibilità. I suoi avvocati si sono affrettati a smentire la voce di un contenzioso tra la Regione Molise e l’ex presidente di Unioncamere. Si vedrà. Nel frattempo si aspettano smentite a un’altra presunta causa di ineleggibilità: le dimissioni a scoppio ritardato dal consiglio d’amministrazione della Cittadella dell’economia.

Ma delle partite che stanno per cominciare davanti al Tar se ne parlerà nei prossimi giorni. Ora bisogna capire perché i leader della coalizione uscita sconfitta dalle urne hanno deciso di ostacolare in tutti i modi la proclamazione. L’amarezza per una vittoria sfuggita per poco meno di mille voti da sola non basta a giustificare questo accanimento, ai limiti della violazione delle regole democratiche. Nel 2000 – è il caso di ricordare – Iorio perse per molto meno, ma accettò serenamente il verdetto delle urne. Questa strategia della tensione, questo terrorismo psicologico, serve in realtà a spostare l’attenzione altrove, per nascondere il vero risultato decretato dalle urne: la morte del centrosinistra molisano. Sul maggioritario ha presentato un candidato preso in prestito dal centrodestra (utile per accaparrare i voti dei “traditori” di Iorio, non di certo quelli degli elettori di sinistra), mentre sul proporzionale – dove si valuta il peso reale dei partiti – la somma di tutte le liste non arriva al 40 per cento. Mai il centrosinistra era andato così male. Ecco, dunque, a cosa servono i ricorsi di questi giorni: a mascherare gli errori a ripetizione di Danilo Leva (Partito democratico) e Roberto Ruta (Alternativ@). La base dice che devono andarsene a casa. Ma loro resistono. Cercando di rimandare, così come accaduto con la proclamazione, la resa dei conti.