Iran, D’Alema rompe l’unità dell’Occidente

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Iran, D’Alema rompe l’unità dell’Occidente

18 Settembre 2007

Se l’Iran non rinuncerà al suo programma
nucleare ”bisogna
prepararsi al peggio”. Le parole del ministro degli Esteri francese, Bernard
Kouchner, hanno scosso la comunità internazionale, rafforzando la convinzione che
un’azione militare contro Teheran non sia così remota. Mentre la stampa
iraniana accusava esplicitamente la Francia di farsi portavoce delle istanze
americane, Kouchner è volato a Mosca per convincere il suo omologo Sergei Lavrov
della necessità di inasprire le sanzioni senza escludere la possibilità
della guerra. Ma Mosca
ha riconfermato la sua linea morbida verso Teheran. Aleksander Losiukov, vice di Lavrov, ha
dichiarato che un eventuale bombardamento degli americani sull’Iran sarebbe “un
grosso errore” ed avrebbe “conseguenze disastrose”.

A
Washington, l’amministrazione Bush in scadenza di mandato, è divisa, secondo
uno schema ormai consueto, tra le “colombe” alla Condoleezza Rice ed i “falchi”
alla Dick Cheney. Entrambe le opzioni, quella diplomatica e
quella militare, sono sul tavolo del presidente, come ribadito dal capo del
Pentagono Robert Gates. Sulla questione irachena prevalsero i “falchi”, ma la
Casa Bianca non può non considerare gli effetti negativi sull’opinione pubblica
di quattro durissimi anni di operazioni militari in Iraq, costati la vita ad
oltre 3.500 soldati. Un nuovo fronte non avrebbe lo stesso sostegno popolare
del 2003. Tuttavia, ciò che appare totalmente differente rispetto allo scenario
internazionale che fu l’anticamera dell’attacco a Baghdad è la politica estera
francese. Con la presidenza di Chirac è terminato anche il gelo tra Parigi e
Washington. Il nuovo corso di Sarkozy ha ricucito i rapporti con l’altra sponda
dell’Atlantico, tanto che il neopresidente è stato da più parti accusato di