Iran: “Italia influenzata da altri Paesi”
23 Febbraio 2010
di redazione
L’Italia mostra di essere "sotto l’influenza della propaganda di altri Paesi" quando insiste perché vengano adottate sanzioni contro l’Iran per il suo programma nucleare. Lo ha detto il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Ramin Mehman-Parast, riferendosi evidentemente all’influenza degli Stati Uniti. Mehman-Parast, durante la conferenza stampa settimanale, ha risposto così a una domanda relativa alle dichiarazioni del ministro degli Esteri Franco Frattini, che più volte nelle ultime settimane ha insistito sull’adozione di sanzioni più dure nei confronti di Teheran.
Lunedì, parlando da Bruxelles in occasione di una riunione dei ministri degli Esteri dell’Unione europea, il capo della Farnesina ha dichiarato che "non si può accettare che l’Iran continui a prendere tempo". "I Paesi della Ue, come l’Italia o la Francia – ha detto il portavoce iraniano – non hanno motivo di essere preoccupati. Le nostre attività nucleari si svolgono sotto la sorveglianza degli ispettori internazionali e servono solo a rispondere ai nostri bisogni interni (di combustibile, ndr)". "Ma sembra – ha aggiunto Mehman-Parast – che la propaganda di alcuni Paesi abbia il suo effetto su certi Paesi dell’Unione Europea".
Il portavoce ha poi affermato che due ispettori dell’Aiea erano presenti all’avvio delle operazioni per l’arricchimento dell’uranio al 20%, al contrario di quanto si afferma nell’ultimo rapporto dell’agenzia Onu per l’energia atomica. Le autorità hanno inviato una lettera a Yukiya Amano, direttore generale dell’agenzia, per chiedergli di "correggere gli errori" contenuti nel rapporto fatto circolare nei giorni scorsi in cui esprime "preoccupazione" per possibili fini militari del programma nucleare della Repubblica islamica. Mehman-Parast ha aggiunto che Teheran rimane disponibile a uno scambio di combustibile per ottenere dall’estero quello a base di uranio arricchito di cui ha bisogno per alimentare un reattore con finalità mediche. "Uno scambio che però dovrebbe avvenire all’interno dell’Iran e non in un Paese terzo" ha affermato il portavoce.