Iran, la visita di Erdogan non risolve il mistero sulla salute di Khamenei
29 Ottobre 2009
Il primo ministro turco Erdogan è volato a casa la sera di mercoledì scorso dopo una visita di due giorni a Teheran. E’ stato un grande affare in tutti i sensi del termine. Era andato in Iran con una vasta delegazione, compresi tre ministri, numerosi uomini d’affari, leader del parlamento, un gran numero di reporter ed equipe televisive al seguito. Si è incontrato con il ministro degli esteri Mottaki, con il “Presidente” Ahmadinejad, e con altri ministri. A sentire gli iraniani che sono stati coinvolti negli incontri, i due Paesi sono arrivati ad un accordo su molte questioni, il cui esito è stato un considerevole rafforzamento della loro attiva alleanza riguardo:
– La creazione di un compagnia aerea in comune;
– La definizione di una zona di libero scambio tra i rispettivi confini;
– Investimenti turchi (per la bellezza di 4 miliardi di dollari) nel “Pars field” in Iran meridionale;
– Un accordo che potrebbe permettere a ognuno dei due Paesi la circolazione di valuta corrente nell’altro (una vera vittoria per l’Iran, la cui valuta precedentemente non era accettata in Turchia);
– Prezzi favorevoli ai turchi per acquistare petrolio e gas iraniano (avevo già detto che gli iraniani avevano promesso una riduzione del 50 per cento dei tassi d’interesse! Mi sembra contrario al senso comune, ma staremo a vedere…). A rigore, gli iraniani non sono conosciuti per l’onorare questo genere di accordi, ma i turchi sono autorizzati ad accontentarsi di ogni significativa riduzione.
Uno degli aspetti più intriganti della visita di Erdogan è che, come si suol dire, “can che abbaia non morde”, per dire del fallimento di qualsiasi incontro con la Guida Suprema Khamenei. In genere era stato anticipato che un incontro tra il premier turco e la Guida Suprema avrebbe avuto luogo a Teheran. Ma prima della serata di mercoledì non c’era neanche una testimonianza semiufficiale che Erdogan avesse visto Khamenei, e neppure una sorta di “evidenza virtuale” della capacità di governo di Khamenei, capacità che è stata messa fuori gioco nelle ultime settimane (un paio di giorni fa, il sito web della agenzia stampa iraniana Isna ha tirato fuori un presunto discorso di Khamenei ai pellegrini Hajj, ma quando è stato dimostrato che il filmato risaliva a circa un anno fa è stato velocemente smontato, facendo riferimento a un “archivio fotografico” degli incontri con il presidente senegalese Wade).
Non c’è alcuna evidenza confermata di qualsivoglia attività pubblica o privata della Guida Suprema dal 6 Ottobre scorso. Sappiamo che Rafsanjani tornato indietro almeno un paio di volte dal palazzo di Khamenei a Teheran, e ci sono parecchi interventi provenienti da figure di spicco del mondo religioso sugli effetti dei loro tentativi di parlare con la Guida Suprema – la sua agenda piena di impegni a quanto pare non glielo permetteva. Ci sono anche report verosimili di medici russi e ciniesi che sono volati a Teheran per prendersi cura di Khamenei, il quale – come credo, ed ho scritto – è andato in coma attorno al 12 ottobre scorso.
Il primo di questi report di cui sono venuto a conoscenza (grazie a Enduring America) è apparso su Peiknet, un sito Internet di sinistra, con sede a Berlino e legato al Partito (comunista) Tudeh. Ieri la Associated Press ha “riportato” che Khamenei avrebbe detto che è un atto criminale mettere in dubbio i “risultati” delle elezioni del 12 giugno scorso. Ma l’ha detto molte volte dopo le elezioni e non c’è ragione di credere che abbia parlato allo stesso modo anche ieri. Difatti le stesse affermazioni che vengono attribuite a Khamenei in realtà sono già state usate a giugno. Nel pezzo della Associated Press non c’è alcun riferimento alla visita di Erdogan, che a rigor di logica avrebbe dovuto essere un elemento presente in ogni discorso pubblico della Guida Suprema.
Aggiornamenti: più tardi, durante la giornata, sono apparsi un paio di articoli in cui si diceva che l’incontro avrebbe avuto luogo, che sarebbe durato circa mezz’ora, e che Khamenei avrebbe detto a Erdogan che può ritenersi uno dei suoi amici. Ci sarebbero delle foto dell’“evento” ma sembrano essere legate a qualche incontro precedente. Visto che tutta l’attenzione si concentrava sulle condizioni di salute di Khamenei, ci si sarebbe potuti aspettare un servizio fotografico dell’incontro tra i due, dal vivo.
Così torno alla mia ipotesi: ritengo che la Guida Suprema sia gravemente ammalata, incapace di adempiere alle esigenze della sua carica, e credo che alla fine avremo delle evidenze dirette delle sue cattive condizioni di salute. Non è inusuale che questo genere di informazioni siano soppresse in Iran. La morte della prima Guida Suprema, l’Ayatollah Khomeini, non venne annunciate per parecchi giorni dopo essere avvenuta. Al regime piace ‘risolvere le cose’ in questo modo prima di permettere al resto del mondo di sapere cos’è accaduto. Se Khamenei è inabile, sarà ancora più complicato “predisporre” il seguito della vicenda.
Nel frattempo siamo a una settimana di distanza dalle attese dimostrazioni del 4 novembre, che ogni anno è una buona scusa per attaccare violentemente l’America (si tratta dell’anniversario dell’assalto alla ambasciata americana a Teheran avvenuta 30 anni fa). Quest’anno l’opposizione sta invitando gli iraniani a una dimostrazione di massa contro il regime, e il regime è seriamente preoccupato, forse anche spaventato. Lo dimostra una lettera top secret filtrata da Alireza Malekian, il ministro per la stampa e la Dissemination of Information Affair sto the media, che mette in guardia dal diffondere notizie su qualsiasi argomento che possa “portare a delle tensioni… o turbare l’ordine pubblico”. Ecco il virgolettato per intero:
“Vista la possibilità che gruppi che si oppongono al regime possano entrare in azione alla vigilia del 4 novembre, l’anniversario della presa della tana delle spie americane, e possano deviare l’opinione pubblica dalle cerimonie sulla giornata nazionale della battaglia contro la arroganza mondiale; e visto che alcune fazioni politiche del Paese, continuando a sollevare le questioni che si sono aperte dopo le elezioni del presidente, possano eventualmente pensare a sfruttare politicamente la situazione e a compromettere la pace – facendo seguito alle corrispondenze del passato, e insistendo che i risultati della decima elezione presidenziale sono stati confermati dalle autorità ufficiali, richiedo che ci si astenga dal disseminare ogni sorta di notizia, foto, o argomento, che potrebbe condurre a delle tensioni nella nostra società o turbare l’ordine pubblico”.
Ho già detto che in Iran ci sono esperti russi che lavorano con i locali per disturbare le trasmissioni nella corsa al 4 novembre; costoro sono pronti a bloccare i social network (Twitter, Facebook e i cellulari) che hanno rappresentato un importante strumento per l’opposizione nell’organizzazione delle manifestazioni precedenti. Ma è significativo, credo, che a dispetto dei vari inviti fatti dal regime per andare contro i leader del movimento verde – i Mousavi, i Karroubi, i Khatami – non sia accaduto niente del genere. Immagino che questo dipenda dal fatto che la tirannia sappia che qualsiasi di queste decisioni potrebbe scatenare un conflitto aperto, e non credo che siano davvero convinti che le loro forze di sicurezza vorranno dichiarare guerra alla propria gente, specialmente se ci sono ragioni di chiedersi chi è che si trova davvero al potere ai vertici della Repubblica Islamica. Staremo a vedere nelle prossime settimane.
Tratto da Pajamas Media
Traduzione di Roberto Santoro