Iran, scoperto nuovo sito per l’arricchimento dell’uranio

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Iran, scoperto nuovo sito per l’arricchimento dell’uranio

01 Ottobre 2007

Mentre l’Europa di Massimo D’Alema tentenna sulla proposta
del ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner di imporre autonomamente
dall’Onu nuove sanzioni all’Iran, la resistenza iraniana in esilio, proprio in
Francia, ha denunciato l’esistenza di un nuovo sito di arricchimento
dell’uranio. Sconosciuto sinora persino all’Aiea, l’agenzia Onu che si occupa
di monitorare la non-proliferazione.

E con una conferenza stampa tenutasi venerdì a Parigi il
Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana (CNRI), per bocca del suo
presidente del comitato per la pace, Mehdi Abrishamchi, ha rivelato al mondo
l’esistenza del sito segreto in questione, che si trova cinque chilometri a sud
di Natanz vicino ad un piccolo villaggio denominato Abbas-Abad.

Posizionato sotto la montagna chiamata Siah Kooh, circondata
dalla catena montuosa di Karkas (Vulcher), il laboratorio segreto si trova in
una posizione impossibile da attaccare sia da terra sia dal cielo. Esso include
una vastissima zona sotterranea nella quale sono stati costruiti due trafori
paralleli di grandi dimensioni che lo collegano con l’altro laboratorio di
arricchimento nucleare di Natanz. L’entrata dei trafori è larga sei metri. Il
sito è stato progettato due anni fa dalla sezione di ingegneria del ministero
della Difesa iraniano capitanata da Khatam-ol-Anbia, uomo di fiducia di
Ahmadinejad. In pratica l’apparato di ingegneria del Corpo delle Guardie della
Rivoluzione (IRGC) che ha iniziato segretamente la costruzione del sito nel
2006.

Per garantire la veloce costruzione del nuovo sito, alti
funzionari del ministero della Difesa si recano periodicamente a controllare i
lavori, addirittura ogni due settimane il generale Sadrollah Pour-Barat,
direttore della sezione di ingegneria del ministero della Difesa, va
personalmente a controllare l’avanzamento dei lavori. Questo laboratorio, posto
direttamente sotto il controllo del ministero della Difesa è la prova del nove
che dimostra come il programma nucleare iraniano non sia affatto per esigenze
di tipo civile.

E i francesi, informati per primi di questa nuova emergenza,
non a caso hanno esternato per bocca di Kouchner l’intenzione di promuovere in
Europa sanzioni continentali contro Teheran, a prescindere dalle direttive del
Consiglio di Sicurezza del palazzo di vetro. Il sito in questione infatti punta
direttamente alla dotazione di armamenti nucleari.

Alla luce di questa notizia, anche le parole pronunciate dal
generale Mohammad Ali Jafari durante la parata militare di pochi giorni fa,
assumono ben altra valenza. Jafari aveva detto infatti che l’Iran era in
possesso di tecnologia militare in grado di colpire ovunque e chiunque in
qualsiasi parte del continente asiatico.

Nessun commento per ora da parte dell’Aiea, che si limita a
svolgere i propri accertamenti con un “entusiasmo tipico della
routine”, per usare le parole della dirigenza iraniana in esilio a Parigi.
Dirigenza che sottolinea anche come “l’Aiea da anni controlla il programma
nucleare iraniano ma non era stata in grado di scovare due dei principali siti,
cioè quelli di Arak e di Natanz, che proprio e solo grazie alle rivelazioni
della Resistenza Iraniana si sono potuti scoprire”.

Secondo Mehdi Abrishamchi, “questa è l’ennesima
dimostrazione che il regime dei Mullah prende in giro tanto l’Aiea quanto il
mondo in generale e che punta ad avere l’arma nucleare”.

“Le rivelazioni della Resistenza Iraniana – sostiene
Abrishamchi –  costate il sacrificio di
molte persone, sono sempre state precise e verificate e anche in questo caso
dimostrano l’inefficienza dei controlli dell’Aiea e la malafede del presidente
Ahmadinejad che continua ad asserire che l’Iran non intende dotarsi di armi
nucleari”.

La notizia dell’esistenza di un ulteriore sito di arricchimento
dell’uranio apre inoltre nuovi e inquietanti scenari: il sospetto è che l’Iran
sia giunto ormai alla parte finale del proprio programma nucleare, quella  dedicata all’assemblaggio vero e proprio del
futuro arsenale atomico di Teheran. E se l’Europa di Bernard Kouchner sembra
essere ormai conscia dell’imminente pericolo, quella di Massimo D’Alema ancora
si illude con parole d’ordine come “dialogo” e
“mediazione”.