Iran, se Rohani e Rafsanjani fanno pace con Riad. Khamenei aspetta

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Iran, se Rohani e Rafsanjani fanno pace con Riad. Khamenei aspetta

05 Ottobre 2013

Prime crepe, almeno di superficie, tra il premier dell’Iran, Rohani, e la Guida suprema della Rivoluzione islamica, Khamenei. Quest’ultimo ha approvato a grandi linee la svolta diplomatica (dialogo con gli Usa in cambio del procedere con il programma nucleare), ma ha bocciato le "uscite inappriopriate" di Rohani. "Qualcosa di quel che è accaduto nel viaggio a New York non è stato conveniente", ha detto Khamenei, "pessimista" vista la "inaffidablità" degli Usa servi dei "sionisti". I dubbi di Khamenei vengono dopo le critiche giunte nei giorni scorsi del capo dei Pasdaran, il generale Jafari, poco a suo agio tra le telefonate tra Teheran e Washington. Dunque si apre una prima frattura nel clero sciita al governo dell’Iran, anche se forse chiamarla frattura è un’esagerazione vista la compattezza mostrata dai turbanti atomici negli ultimi decenni. Fatto sta che mosse come la liberazione dei funzionari e giornalisti imprigionati nel 2009 da Ahmadinejad, dopo le preghiere dell’imam di Teheran "per mettere fine alle crudeli sanzioni" e il silenziatore messo agli slogan antiamericani durante le celebrazioni religiose (rito ormai divenuto tradizionale), qualcosa si muove in Iran, gli esperti dicono nella direttrice che da Rohani porta all’altro "riformista", Rafsanjani, anch’egli convinto che la strategia del dialogo con l’America sia strategica per il rilancio della rivoluzione islamica. Invitato nei giorni scorsi dai sauditi, Rafsanjani e Rohani potrebbero anche tentare di placare la guerra interna all’islam, trasformando il Golfo nella soluzione invece che nel problema per la sicurezza internazionale. Khamenei sta a guardare, anche perché la crisi economica che stritola l’Iran non gli concede molte chance interne. I Pasdaran anche loro aspettano e continuano a digrignare i denti contro Israele, il nemico di sempre.