Iraq, Blair: “L’11 settembre ha cambiato il ‘calcolo del rischio'”
29 Gennaio 2010
di redazione
Gli attentati dell’11 settembre hanno cambiato le valutazioni dei paesi occidentali e hanno fatto capire che non era più possibile contenere Saddam Hussein facendo ricorso a misure sanzionatorie, dice oggi l’ex primo ministro britannico Tony Blair, spiegando le motivazioni del sostegno all’invasione guidata dagli Usa che ha rovesciato Saddam Hussein.
Blair è stato implicato in un’inchiesta sul ruolo della Gran Bretagna nella guerra in Iraq, in cui ha mandato 45.000 soldati. E’ stato l’episodio più controverso dei suoi 10 anni di leadership, provocando grandi proteste e spaccature interne al partito laburista.
In un interrogatorio serrato, Blair ha detto che gli attentati del 2001 negli Stati Uniti ad opera di al Qaeda, unitamente alla minaccia di armi di distruzione di massa, hanno reso chiaro che Saddam non poteva rimanere al suo posto. "Prima dell’11 settembre eravamo consci del rischio ma pensavamo potesse valer la pena cercare di contenerlo. La cosa principale dell’11 settembre è che il calcolo del rischio ha subito un’inevitabile variazione", dice Blair. "Ci hanno avvisato che queste persone avrebbero potuto usare armi chimiche o biologiche se le avessero avute, informazione questa che ha cambiato totalmente le nostre valutazioni".
Sette anni dopo l’invasione che ha rovesciato Saddam Hussein, e circa tre anni dopo le sue dimissioni, la tematica provoca ancora una forte rabbia tra la popolazione. L’apparizione di Blair è stata preceduta da una manifestazione davanti alla sede dell’inchiesta, le persone hanno cantato a lungo "Tony Blair, criminale di guerra". I parenti dei 179 soldati britannici che hanno perso la vita in Iraq si sono uniti alla centinaia di attivisti contro la guerra.