Iraq, sono diventati 250 i morti per l’attentato di Baghdad. Mai una strage così da quelle parti

Per una Primavera Demografica
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Iraq, sono diventati 250 i morti per l’attentato di Baghdad. Mai una strage così da quelle parti

06 Luglio 2016

Si aggrava il bilancio delle vittime dell’attacco suicida avvenuto nella notte tra sabato e domenica a Baghdad. Lo stato islamico ha ucciso 250 persone tra uomini donne e bambini facendo registrare così il più grave attentato nella storia dell’Iraq.

E si contano, poi, ben 200 feriti. La devastazione è tale che nel centro commerciale di Hadi non si smette di scavare, alla ricerca di una trentina di persone ancora date per disperse. La scelta di posizionare l’autobomba davanti a un centro commerciale in quell’orario indica chiaramente l’intenzione da parte dei terroristi di causare il maggior numero possibile di vittime.

L’attacco, portato in una zona prevalentemente abitata da sciiti, è stato rivendicato una settimana dopo che questi ha perso Falluja. In Iraq, subito dopo la strage, erano stati proclamati tre giorni di lutto nazionale, che ora è stato prorogato. Intanto, i residenti del quartiere Karrada si sono riuniti e hanno organizzato veglie di preghiera per ricordare le vittime dell’attentato.

Sempre nella notte di domenica, c’è stato un secondo attacco a Bagdad, a Shaba, nella zona settentrionale della città: anche in questo caso l’esplosione di un ordigno ha causato morti e feriti.
La tragedia ha lasciato strascichi a livello politico. Il ministro dell’Interno, Mohammed Salem al Ghabban, che aveva denunciato l’inutilità dei posti di blocco approntati nella Capitale, ha rassegnato le sue dimissioni.