Iron Man, il supereroe che combatte il terrorismo

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Iron Man, il supereroe che combatte il terrorismo

16 Maggio 2008

 

E’ uno dei migliori film del genere sinora visti sul grande schermo l’Iron Man di Jon Favreau.

 

 Grazie al cast d’eccezione che vede una Gwyneth Paltrow a suo agio nella parte della bella assistente di Tony Stark, un ottimo Jeff Bridges nei panni del cattivone di turno e un eccellente Robert Downey Junior di nuovo in spolvero dopo un lungo periodo che lo ha visto molto vicino a perdersi tra gli eccessi, rivive il meglio del fumetto sull’eroe dall’armatura di titanio rosso oro.

 

 Tony Stark è ricco, ha ereditato dal padre la proprietà delle Stark Industries, multinazionale che produce armamenti sofisticati per l’esercito degli Stati Uniti. Conduce una vita dissoluta, concedendosi lussi e vizi di ogni genere e specie. Un donnaiolo superficiale che vive giocando e dando scarsa importanza a tutto ciò che lo circonda ma con un talento straordinario per la tecnologia e l’ingegneria avanzata.

 

 Si trova in Afghanistan quando al termine di una presentazione davanti allo stato maggiore dell’esercito, dell’ultimo missile a frammentazione, sale su una camionetta preda di un attacco terroristico e viene rapito.

 L’attentato lo ha ridotto in fin di vita e Stark viene salvato solamente da un ingegnere chirurgo anch’esso rapito che riesce a fermare l’avanzata delle schegge rimastegli impiantate nel cuore grazie ad un marchingegno che mette insieme un magnete, una batteria e altre diavolerie per le quali ai fumetti non è chiesto di spiegare oltre.

 I terroristi vogliono da lui l’assemblaggio dell’arma che hanno tra le loro mani, ma Tony nella grotta in cui è tenuto prigioniero riesce a costruire con quello che ha un micidiale guerriero robotico ed a sostituire all’accrocco che lo tiene in vita un minireattore capace di produrre energia in modo pressoché inesauribile, un riproduzione in miniatura di un prototipo di propulsore su cui stava lavorando che diventerà il suo cuore oltre che quello di Iron Man.

 

 Il film è già un successo di botteghino ovunque e sull’onda dell’interesse che ha suscitato è stato già programmato il sequel nonché l’uscita cinematografica di Avengers (I Vendicatori), per la gioia degli amanti del genere, dove Iron Man è il capo di un team che ha tra le fila Capitan America, Hulk e Thor.

 Per chi ha passato buona parte della propria gioventù (ma anche della propria adolescenza) sopra gli albi della Marvel, per chi sorride guardando i cameo di Stan Lee durante queste mega produzioni hollywoodiane, è una piacevole sorpresa il successo del vecchio “testa di latta”.

 Anch’esso nato da un’idea di Stan Lee nel 1963, Iron Man nei ’70 statunitensi aveva colpito l’immaginazione giovanile e nel panorama musicale il nascente movimento heavy metal con in testa i Black Sabbath lo avevano eletto a paladino con una citazione in Paranoid (1970), ma il personaggio aveva finito per rimanere un character di secondo piano, rischiando la scomparsa e rimanendo chiusa la sua potenzialità espressiva dallo allora scarso interesse attorno alle implicazioni sulla vita di tutti i giorni di una evoluzione tecnologica – il vero tratto caratterizzante del personaggio – che doveva divenire tangibile e popolare solamente vent’anni dopo.

 La scomparsa fu comunque evitata grazie al restyling di John Byrne e John Romita Jr, un autore e un disegnatore che hanno contribuito non meno di Frank Miller alla splendida stagione del fumetto Marvel negli anni ’80 e oggi nell’era delle reti, nell’era digitale, Tony Stark può rivaleggiare a tutti gli effetti con l’Uomo Ragno essendo certamente divenuto più attuale di molti pluridecorati eroi del fumetto.

 

 E’ in questa rilettura del personaggio che Tony Stark diventa un tipo meditativo, con i baffetti sottili e di nuovo – come agli albori del personaggio – alle prese con la sua mortalità cui può sfuggire solamente indossando l’armatura da Iron Man.

 Ed è poi nella interpretazione tutta contemporanea di Iron Man che si legge nelle serie “Ultimates” (2002) che Stark assume quel carattere odioso e frivolo così ben interpretato da Downey Jr, serie questa degli “Ultimates” che segna anche l’impegno militare dei supereroi Marvel sul teatro mediorientale per volontà niente meno che di George W. Bush (Ultimates, n.2, aprile 2002).

  Un idea evidentemente ripresa con successo dal regista che colloca la nascita dello Stark supereroe nell’Afghanistan di Enduring Freedom.

 

 Non una novità il tema politico-militare per l’ipertecnologico eroe in armatura, giacché in piena era kennedyana Iron Man combatté “il grande capo oltre cortina”, premier di “Vodkaland”, un Krusciov neanche tanto mascherato che ordiva trame oscure contro i “difensori della libertà”.

 Ma seppure in piena guerra fredda e con il pericolo nucleare dietro l’angolo, la sensibilità di allora era chiaramente più liberal mettendosi in bocca agli eroi in calzamaglia (o armatura) discorsi ispirati sul modello di quelli di J.F.K., discorsi e tematiche che oggi invece concernono soprattutto il bisogno di sicurezza contro una società violenta cui troppo sofisticate democrazie non riescono a porre argine.

 

  In Iron Man troverete poca retorica alla Obama e molto del senso del fantastico, fame di difesa delle libertà individuali e fiducia nelle implicazioni del continuo e vertiginoso sviluppo delle applicazioni tecnologiche, un qualcosa dentro cui il lettore di fumetti ama perdersi.