Israel, la riforma della scuola e le minacce antisemite

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Israel, la riforma della scuola e le minacce antisemite

15 Settembre 2009

“Chi è Giorgio Israel, che a quanto pare è il vero autore della Riforma Gelmini che sta sconvolgendo la vita a decine di migliaia di Famiglie?”. Si chiede Pietro Ancona su metaforum.it.

“Non è quello di informazione corretta? E che c’entra con la Gelmini?”, risponde gladiatore78.

“Non lo so. Ho letto in un altro forum che il vero autore della riforma Gelmini è questo Israel”.

E Raptor: “Non ti è venuto il prurito a leggerne il cognome?”

“Che importanza ha chi è Giorgio Israel – controbatte Roderigo – la responsabilità politica della riforma compete al ministero della pubblica istruzione, al governo e alla maggioranza che l’approva. I tecnici seguono gli indirizzi politici, non hanno il potere di imporre riforme. Sarebbe come caricare su Marco Biagi la responsabilità della precarizzazione del lavoro. Qualcuno l’ha fatto, ma era un folle terrorista”.

“Ognuno di noi è responsabile di quello che fa – chiosa Pietro Ancona – Non esistono tecnici per la dequalificazione della scuola e per terrorizzare decine di migliaia di famiglie. E’ una scelta politica. In quanto a Biagi certamente è da condannarne l’omicidio ma quando collaborava con il governo avrebbe dovuto chiedersi l’effetto delle sue proposte su una intera generazione di giovani che è incanutita da precaria senza futuro e sull’altra che ne sta seguendo le sorti”.

Sono passate poche ore da quando è scoppiato il “caso Israel” ma nei blog di sinistra continuano con gli stessi toni e gli stessi argomenti le polemiche. Polemiche scoppiate ieri, quando una parte mondo politico ha manifestato il suo sdegno e la sua preoccupazione per quelle frasi scritte in uno dei tanti sfogatoi ideologici della sinistra antagonista contro Giorgio Israel, un amico e un collaboratore dell’Occidentale, docente di storia della matematica e consulente del ministro dell’istruzione: “La Gelmini – si leggeva su www.comedonchisciotte.org – a questa riforma sta dando solamente il nome e la faccia, in realtà, l’artefice dietro le quinte di essa, il puparo, è l’ebreo Giorgio Israel. Come lo era Biagi, il riformatore della legge del lavoro, come lo è quel nano malefico di Brunetta”.

Quel misto di feroce antisemitismo  e lotta di classe riproduce con eco neanche troppo lontana la “follia del lungo terrorismo ideologico italiano”, rivela quanto dal brodo di coltura dell’estremismo traggano ancora origine il razzismo e l’intolleranza ed evidenzia quanto nel nostro paese segnali di violenza politica siano ineluttabilmente destinati ad accompagnare ogni tentativo di progetto riformista. Segnali che ci sarebbero stati in qualsiasi ambito quel progetto di riforme si tenti, ma che raggiungono temperature da ebollizione quando si tocca un tema caldo come la riforma scuola.

E allora alle immancabili contestazioni autunnali di piazza contro il ministro e il provvedimento di turno il passo per arrivare alle minacce, agli insulti, ai tentativi di intimidazione, con vergognosi riferimenti antisemiti, è breve. Troppo breve. E indegno di un paese democratico e civile.

E mentre quelli di Rep. prendono sul serio solo le cose che paiono a loro, trattando la questione con una superficialità e un pregiudizio che non è degno nemmeno del più ideologico foglio di quartiere (la Gelmini – si legge nel giornale di oggi – “non perde l’occasione di cogliere un’appetitosa chance offerta da un cretino che ha spedito un messaggio al sito internet…”), a molti tornano alla mente le drammatiche notizie di quel lontano 19 marzo 2002, quando Marco Biagi tornava in bicicletta dalla stazione di Bologna a casa dopo aver trascorso la sua giornata lavorativa all’università di Modena, dove insegnava diritto del lavoro. Pochi chilometri e poi la fatica di una lunga giornata si sarebbe dissolta nelle chiacchiere con la moglie e i due figli attorno ad una tavola apparecchiata. Mentre si apprestava ad aprire il portone due colpi di pistola. E una rivendicazione.