Israele accerchia Hamas e distrugge i tunnel al confine con l’Egitto
08 Gennaio 2009
Ieri il gabinetto di sicurezza israeliano ha approvato un’estensione dell’offensiva contro Hamas nella Striscia di Gaza. Si parla di una “terza fase” del conflitto destinata ad allargare l’offensiva penetrando nelle zone più popolate di Gaza. Tel Aviv non ne vuole sapere di una mezza vittoria o di una tregua finta. Vuole cambiare lo status quo e un’equazione strategica nella quale una delle due incognite, Hamas, è fuori controllo. Anche perché le operazioni sul campo stanno andando come pianificato. Il comando sud di Tsahal ha impiegato in Piombo Fuso quattro brigate: le due brigate di fanteria Golani e Givati, la brigata paracadutisti e una brigata corazzata. Nel complesso poco più di 10.000 uomini. Pochi per invadere
Da un punto di vista militare il raggiungimento di tali obiettivi sembrerebbe molto vicino. Il lancio di razzi contro le città israeliane si è drasticamente ridotto, ed è passato dai circa 100 lanci giornalieri delle prime fasi di Piombo Fuso a una ventina. Secondo alcune fonti, l’arsenale di razzi di Hamas si sarebbe ridotto del 60% e alle Brigate Ezzedin Al Qassam resterebbero solo pochi Qassam e Grad e una salva di razzi a lungo raggio di fabbricazione iraniana Fajr per un eventuale sorpresa finale o qualora l’organizzazione dovesse ritrovarsi al collasso. Buoni risultati sarebbero stati anche ottenuti contro il sistema di tunnel lungo il corridoio Philadelphia che consente il rifornimento di armi e munizioni ad Hamas dal Sinai. Molti tunnel sono stati sventrati dall’Aviazione e negli ultimi giorni anche l’eccellente genio di Tsahal sta facendo la sua parte. Il problema è che Israele sa benissimo che, una volta cessate le ostilità, i tunnel potrebbero essere riallestiti e Hamas rimpinguare in poche settimane il suo arsenale. Per questo Tel Aviv vuole, più di ogni altra cosa, che sia l’Egitto a farsi garante di un’eventuale soluzione che impedisca il traffico di armi attraverso le aree di confine e ponga così fine alle ostilità.
Come più volte dichiarato dai suoi leader, Israele non ha nessuna intenzione di rioccupare
Questi ultimi non chiederebbero altro: invischiare l’Esercito israeliano in una battaglia casa per casa. Una riproduzione su scala più estesa di quanto accadde nell’aprile