Israele. Arriva la Clinton, mentre i laburisti rischiano di spaccarsi

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Israele. Arriva la Clinton, mentre i laburisti rischiano di spaccarsi

02 Marzo 2009

Continua la difficile transizione israeliana verso un governo di unità nazionale. Tocca ai laburisti che si spaccano sulla scelta di governare a fianco di Netanyahu. La mossa di Barak, che ambisce al ministero della Difesa, non ha convinto il suo compagno di partito Peretz, che l’ha definita "una scelta irresponsabile". Secondo Peretz i laburisti devono restare all’opposizione con Kadima, che continua a negare ogni apertura verso il premier in pectore. "Se Barak diventerà il ministro della difesa di Netanyahu il partito rischia una scissione", ha avvertito Eitan Cabel, il segretario dei laburisti. La sinistra non è soddifatta di come sono andate le elezioni, dell’umiliante quarto posto portato a casa dal leader.

In un comunicato diffuso in giornata da Kadima si afferma che "non ci sono le condizioni per il proseguimento dei negoziati" con il Likud. "Kadima continuerà a restare fedele ai suoi principi e alla sua strada, così come sono stati espressi dalla presidente del partito: la soluzione "due popoli/due stati", la riforma del sistema di governo e le unioni civili". Anche il partito della Livni, comunque, è diviso. Il ministro dei trasporti Shaul Mofaz ha detto che "gli elettori di Kadima hanno inviato un chiaro messaggio a non abbandonare il paese nelle mani di un governo di destra".

Oggi è stato anche il giorno dell’arrivo di Hillary Clinton. Stasera il segretario di stato Usa inizierà i primi colloqui anche se c’è grande incertezza sulla futura politica estera degli Usa verso Israele, iniziando dalla questione degli insediamenti nei territori palestinesi. Il fronte del dialogo con l’ANP è stato ridimensionato dalla vittoria elettorale delle destre e, secondo "Pace Adesso" sarebbe già pronto un piano per sviluppare nuovi insediamenti dei coloni in Cisgiordania. Piani che, sempre secondo Pace Adesso, sarebbero stati portati avanti anche sotto il governo Olmert. 

Il leader di Yaakov Katz (Unione Nazionale), uno dei partiti dei coloni, oggi ha detto in radio che tra i rioni ebraici di Gerusalemme est, le colonie della Cisgiordania e le alture del Golan, vivono circa 650 mila israeliani. Pensare a uno sgombero come quello di Gaza (dove vivevano 8.000 coloni) appare quindi molto difficile.

Rispondendo ai giornalisti italiani a margine della Conferenza dei donatori per la ricostruzione di Gaza, il ministro degli esteri siriano Walid al Moallim ha detto: "abbiamo passato gli ultimi 18 anni a cercare un accordo con Israele, ma non abbiamo trovato una partnership di pace. Usare la forza non renderà sicuro Israele, solo il raggiungimento di una pace globale che può portare la sicurezza. Damasco, dunque, sembra orientata a riprendere i negoziati tra Israele e Siria, con la mediazione della Turchia, sulla contestata questione del Golan

Obama ha promesso che cercherà una soluzione in tempi rapidi del conflitto israelo-palestinese, ma la missione della Clinton è tutta in salita.