Israele deve inchinarsi all’Islam. Ecco il messaggio del “moderato” Erdoğan

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Israele deve inchinarsi all’Islam. Ecco il messaggio del “moderato” Erdoğan

03 Marzo 2010

Nel 1998 Recep Tayyip Erdoğan fu condannato dai tribunali turchi per incitamento all’odio religioso, dopo aver letto in pubblico i versi del poeta Ziya Gokalp che esordivano così: "Le moschee sono le nostre caserme". Una volta scarcerato, ammise: "Ho capito la lezione e prometto di rispettare il progetto laico e la Costituzione della Turchia". Da allora, si è guadagnato l’epiteto di "premier moderato", una specie di De Gasperi islamico. 

Dieci anni dopo la galera, nel 2008, Erdoğan ha reintrodotto il velo nei luoghi pubblici (sua moglie lo indossa abitualmente agli eventi di gala), rafforzando i simboli islamici nel Paese e facendo ripartire alla grande la costruzione delle moschee. Il suo partito, l’AKP, è diventato il dominus della politica turca e con grande spregiudicatezza Erdoğan ha limitato il potere dei militari e quello giudiziario, come dimostrano le ultime epurazioni avvenute negli alti ranghi delle forze armate depositarie della rivoluzione kemalista.

Anche in politica estera Erdoğan era partito promettendo un nuovo e decisivo ruolo diplomatico della Turchia nella soluzione della questione palestinese. Una mediazione che però non ha trovato sbocchi concreti, anzi, si è risolta con il celebre diverbio fra lo stesso Erdoğan e il presidente israeliano Peres al vertice di Davos nel 2009. Allora, il premier turco si rivolse all’uomo politico dello stato ebraico dicendo che "le bombe sono cadute come pioggia sulle teste dei bambini a Gaza", un chiaro riferimento alla operazione Cast Lead condotta dall’esercito israeliano. Era solo un assaggio.

Un paio di settimane fa un enorme cartellone è stato sollevato in uno dei quartieri alla periferia di Istanbul. Nell’immagine si vede il presidente israeliano Peres che si piega, dando l’impressione di volersi inchinare di fronte a un Erdoğan impettito e sicuro di sé. Le fonti ufficiali hanno smentito qualsiasi responsabilità sull’accaduto e il cartellone è stato subito rimosso. Ma sentite qual è l’idea del premier sulla politica estera turca: "L’incidente di Davos ha aperto un nuovo approccio," ha detto al quotidiano spagnolo El Pais, "Abbiamo una filosofia della forza. La nostra è una politica estera con la spina dorsale".