Istat 2016: un’Italia di bamboccioni e a crescita zero
20 Maggio 2016
L’Italia di oggi non smette neanche un po’ di essere l’Italia dei bamboccioni. Lo conferma l’Istat nel suo Rapporto 2016 in cui rileva che nel 2014 più di 6 giovani su 10 (62,5%) tra i 18 e i 34 anni vivevano ancora a casa con i genitori. Ad alzare la media sono soprattutto i ragazzi (68%), mentre le ragazze sono più indipendenti (57%).
L’Istituto di statistica certifica che il divario temporale tra il distacco dalla casa dei genitori e il matrimonio sia aumentato nel corso delle generazioni. Aumenta infatti l’età di chi decide per la prima volta di convolare a nozze: la media del primo matrimonio delle donne è stata, nel 2014, di 30 anni e 7 mesi. Le nuove prseudo forme di famiglie sono più che raddoppiate: quelle unipersonali di giovani e adulti non vedovi rappresentano ormai l’8% della popolazione, mentre le libere unioni sono più di 1 milione. In più della metà dei casi si tratta di convivenze tra partner celibi e nubili.
Inoltre la popolazione italiana diminuisce e invecchia. Gli over 64 sono 161,1 ogni 100 giovani con meno di 15 anni. E quanto alle nascite nel 2015 sono state 488 mila, 15 mila in meno rispetto al 2014: per il quinto anno consecutivo diminuisce la fecondità, solo 1,35 i figli per donna.
L’ultimo rapporto annuale dell’Istat inoltre aferma che nel 2016 l’andamento dei prezzi «appare ancora molto debole» e quello del mercato del lavoro «è incerto». Nel 2025 il tasso di occupazione potrebbe così restare «prossimo a quello del 2010, a meno che non intervengano politiche di sostegno alla domanda di beni e servizi e un ampliamento della base produttiva».
Si ritiene «plausibile», per il primo semestre, il succedersi di periodi di debole crescita tendenziale dei prezzi e di episodi deflazionistici. La ripresa dei consumi risulta infatti insufficiente a bilanciare il calo dei prezzi energetici.