Istat avverte Renzi: “L’Italia non riparte”

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Istat avverte Renzi: “L’Italia non riparte”

Istat avverte Renzi: “L’Italia non riparte”

05 Maggio 2016

Nella sua nota mensile Istat conferma ancora una volta che l’economia dell’Italia non riparte, che la crescita continua ad essere altalenante, troppo bassa ed esposta a condizionamenti interni ed esterni che frenano lo sviluppo italiano. Tanto più che secondo la Bce la ripresa in Europa “sta proseguendo, trainata dalla domanda interna”, anche se “la domanda estera rimane debole” a causa di una serie di indicatori macroeconomici (il rallentamento dei mercati emergenti, insufficienti riforme strutturali da parte dei governi, eccetera).

Istat fa notare come l’indice della produzione industriale in Italia, al netto del settore delle costruzioni, ha mostrato un andamento mensile altalenante segnando un marcato aumento in gennaio (+1,7% rispetto al livello di fine 2015), seguito da un calo in febbraio (-0,6%). Nel trimestre dicembre-febbraio l’indice ha registrato un aumento rispetto al trimestre precedente, ma l’Italia di Renzi resta attaccata allo zero virgola (+0,3%).

Anche nel fatturato delle imprese industriali, si registra un aumento nei primi due mesi dell’anno rispettivamente dello 0,9% e dello 0,1% su base congiunturale, ma la media degli ultimi tre mesi è negativa (-1%) con cali significativi nei comparti dell’energia (-10,4%) e dei beni strumentali (-1%). Indicazioni più favorevoli giungono dagli ordinativi dell’industria, cresciuti in febbraio su base congiunturale dello 0,7%, grazie alla spinta della componente interna (+1,6%).

Nel settore delle costruzioni l’indicatore della produzione nel settore mostra segnali di ripresa (+0,3% la variazione di febbraio rispetto a gennaio e +0,6% l’andamento congiunturale negli ultimi tre mesi. Ad aprile il clima di fiducia delle imprese di costruzioni è tornato a migliorare, mentre il mercato immobiliare ha registrato, nel quarto trimestre del 2015, un consolidamento dei segnali di ripresa delle compravendite (+9,1% la variazione tendenziale), che ha portato a una crescita in media d’anno del 5,2%.