Istat, la crescita frena: poca fiducia e consumi deboli

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Istat, la crescita frena: poca fiducia e consumi deboli

06 Luglio 2016

Arriva dall’Istat l’ultima mazzata sulle speranze di chi credeva (ancora) in una ripresa dell’economia italiana.

L’Istituto di statistica nella nota mensile rivela come le criticità “provengono dai consumi, dal clima di fiducia delle famiglie e dalle imprese dei servizi. In questo quadro, l’indicatore composito anticipatore dell’economia italiana ha segnato un’ulteriore discesa, prospettando un rallentamento nel ritmo di crescita dell’attività economica nel breve termine”.

 

L’Istat prevede un rallentamento nel ritmo di crescita nel breve termine: l’indicatore composito anticipatore dell’economia italiana “ha evidenziato un’ulteriore decelerazione” confermando così una tendenza «in atto» che prosegue “da inizio anno”.

Oltre la metà dei consumatori continua ad aspettarsi prezzi al consumo stabili nei prossimi dodici mesi, mentre tra i produttori di beni di consumo le indicazioni di possibili aumenti nel breve periodo rimangono molto limitate.

Sul fronte lavoro, a maggio, per il terzo mese consecutivo, è proseguito un leggero miglioramento dell’occupazione (+0,1% su aprile, pari a +21mila occupati), anche se a un ritmo più contenuto (si sta scontando l’effetto “assestamento” dopo il boom di contratti fissi sottoscritti a dicembre per via della decontribuzione piena, ridotta da gennaio al 40%).

L’Istat rilascerà la stima vera e propria, per l’Italia, sul secondo trimestre a ridosso di Ferragosto.

Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, si dice ancora e inspiegabilmente “molto ottimista” sui fondamentali della nostra economia: “Bisogna sfruttarli, spostando le risorse e gli investimenti nel lungo termine”.

Il sindacato si dimostra più vicino alla realtà: “il rallentamento dei consumi e il raffreddamento del clima di fiducia delle famiglie e delle imprese suonano come campanelli d’allarme”, così risponde in qualche modo al ministro Guglielmo Loy (Uil). Il punto è che si è di fronte “a una crescita moderata e tendente a contrarsi – sintetizza Maurizio Sacconi (Ap) -. E quindi occorre una deregulation.”