Istat, l’Italia non esce dalla deflazione e al governo ora mancano 5 miliardi
14 Luglio 2016
Il mese scorso l’indice nazionale dei prezzi al consumo, al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,1% su base mensile e una diminuzione su anno pari a -0,4%, contro il -0,3% di maggio. Lo riferisce l‘Istat, confermando la stima preliminare. L’inflazione acquisita per il 2016 è del -0,2% a giugno, in lieve ripresa dal -0,3% del mese precedente. Un aumento della deflazione significa, in soldoni, diminuzione dei consumi.
Anche se, come spiegano all’Istat, la flessione su base annua dell’indice generale si verifica in un quadro di «sostanziale stabilità degli andamenti tendenziali dei prezzi». La persistenza delle dinamiche deflazionistiche è in gran parte riconducibile all’ampio calo dei prezzi dei beni energetici (-7,5% su anno), sebbene meno intenso di quello registrato a maggio. Nel complesso si tratta comunque di un dato critico, questo, che si accosta con l’altro dato pubblicato dall’Istat lunedì scorso sulla produzione industriale.
A maggio le nostre industrie hanno prodotto lo 0,6% in meno sia rispetto ad aprile, che rispetto a maggio 2015. Proprio quest’ultimo dato è quello più preoccupante, perché rispetto all’anno passato, nel 2016 mai si era registrato un calo.
Meno produzione, meno consumi, quindi meno Iva raccolta. E deflazione in crescita. Con questi elementi difficilmente potrà essere rispettato il target immaginato dal governo che prevede per l’anno in corso un Pil (con segno positivo) dell’1,4. Il Fondo monetario internazionale ha già modificato al ribasso le stime e previsto una crescita del Pil che sfiora il punto di percentuale.
La deflazione e il calo dei consumi portano come naturale conseguenza un diverso rapporto deficit/Pil che il governo ha stimato intorno all’1,6 per cento (come si ricava dal Documento di economia e finanza). Il deficit, in buona sostanza sarà più alto e quindi per rispettare quel rapporto il governo dovrà ammortizzarlo trovando altre risorse economiche.
L’indice nazionale dei prezzi al consumo ha riportato una flessione tendenziale dello 0,4%, in accelerazione rispetto a maggio. A pesare sono soprattutto il calo dei prezzi dei beni energetici, al netto dei quali l’indice sarebbe a +0,4%.
L’Italia non esce dalla deflazione. Secondo i dati Istat, infatti, nel mese di giugno l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività , al lordo dei tabacchi, ha registrato un aumento dello 0,1% su base mensile ma ha riportato un’ulteriore contrazione su base annuale, passando dal -0,3% di maggio al -0,4%, confermando la lettura preliminare.
A farla da padrone nella permanenza delle dinamiche deflazionistiche è l’ampio calo dei prezzi dei beni energetici, che hanno subito una contrazione del 7,5% rispetto a giugno 2015, sebbene la flessione sia stata meno intensa di quella registrata a maggio. Infatti, i maggiori contributi negativi all’indice generale sono stati dati dai prezzi dei trasporti (-0,318 punti percentuali) e dell’abitazione, acqua, elettricità e combustibili (-0,265 punti percentuali), contrazioni dovute alla componente energetica presente in entrambe le divisioni di spesa.