Istat, l’Italia non riesce a uscire dall’incubo della natalità zero
06 Marzo 2017
Al 1° gennaio 2017 la popolazione italiana ammontava a 60 milioni e 579mila residenti, 86mila unità in meno dell’anno precedente. Lo stima l’Istat, segnalando che la natalità conferma la tendenza alla diminuzione: il livello minimo delle nascite del 2015, pari a 486mila, è stato infatti superato da quello del 2016 con 474mila.
Una tendenza che va avanti da diversi anni e che non si riesce ad interrompere. Il saldo naturale, dato dal calcolo delle nascite meno i decessi, registra il valore negativo di -134mila, il secondo maggior calo di sempre, inferiore solo al -162mila del 2015. Questo saldo negativo è compensato da quello migratorio con l’estero: +135mila unità. Il livello di migrazione del 2016 è analogo a quello dell’anno precedente ma, rispetto a quest’ultimo, è determinato da un maggior numero di ingressi (293mila), e da un nuovo massimo di uscite per l’epoca recente (157mila).
Il livello minimo delle nascite del 2015, pari a 486mila, è superato da quello del 2016 di 474mila, circa 12mila in meno rispetto all’anno precedente. La riduzione osservata a livello nazionale è pari al 2,4%, spiega il report sugli indicatori demografici dell’Istat, e interessa tutto il territorio con l’eccezione della Provincia di Bolzano, che registra invece un incremento del 3,2%.
Si fanno meno figli e a un’età sempre più avanzata: l’età media al parto ha raggiunto i 31,7 anni. Il numero medio di figli per donna, in calo per il sesto anno consecutivo, si assesta a 1,34 (era 1,35 nel 2015). Ciò non è dovuto a una reale riduzione della propensione alla fecondità, ma al calo delle donne in età feconda.
Che ne sarrà, presto o tardi, degli italiani?