Istat: male giovani, famiglie e Sud. Jobs Act? No, jobless
20 Maggio 2016
E’ indicativo che a commentare i dati annunciati oggi dal presidente di Istat, Giorgio Alleva, nel rapporto annuale dell’istituto, non sia Matteo Renzi ma il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei. Perché i dati Istat evidenziano per bene quello che sapevamo già: questo governo si è dimenticato del Sud e dei giovani. Delle famiglie nel mezzogiorno e dei nuovi poveri. Ma continua a dire che tutto va bene anzi sempre meglio.
Istat spiega che l’Italia sta uscendo dalla recessione, anche se la crescita è ancora a bassa intensità. Taddei infatti prova a rivendersi il dato del Pil (+1% previsione su base annua), che però al di là dei buoni propositi per ora resta incollato allo zero virgola (+0,8). La situazione economica in cui versano le famiglie italiane non migliora: nel 2015 l’indice di deprivazione economica è all’11,5%, stabile rispetto al 2014; quasi due persone su tre in condizioni di deprivazione nel 2015 lo erano anche nel 2014.
Nel Mezzogiono, la quota di persone gravemente deprivate risulta oltre tre volte più elevata che al Nord, mentre continuano ad aumentare le famiglie jobless, quelle in cui nessuno ha un lavoro, arrivando nel 2015 a 2,2 milioni, una famiglia su 4 è al Sud. I giovani e in generale i minori nel meridione sono quelli che continuano a pagare di più il prezzo della crisi. Insomma, lo sapevamo già ma la conferma è che il Mezzogiorno è stato completamente abbandonato dal governo. Altro che crescita, al Sud aumentano solo le diseguaglianze.
Taddei dice che “l’Italia ha ripreso il suo cammino verso la crescita” e che “le parole pronunciate dal presidente dell’Istat durante la presentazione del rapporto annuale dell’istituto, relative a una ‘crescita persistente del nostro Paese anche se a bassa intensità’, dimostrano che le riforme realizzate dal Governo stanno dando importanti e visibili risultati”.
Contento lui. In attesa di capire quanto tempo ci vorrà prima di capire quali sono gli “effetti della ripresa” che Taddei considera “più netti ed evidenti”, e vista l’enfasi messa sul “processo riformatore” attuato da “questo esecutivo” viene da chiedersi che fine ha fatto la rivoluzione del mondo del lavoro annunciata da Renzi, se questi sono gli effetti del Jobs Act sui giovani, il Sud e le famiglie, stiamo freschi.