Istat, oltre una persona su quattro a rischio povertà in Italia

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Istat, oltre una persona su quattro a rischio povertà in Italia

06 Dicembre 2016

Secondo l’Istat oltre una persona su quattro, il 28,7% delle persone residenti in Italia, nel 2015 è “a rischio di povertà o esclusione sociale”. L’Istituto sottolinea che il dato è “sostanzialmente stabile rispetto al 2014 (era al 28,3%)”. Il risultato è sintesi di “un aumento degli individui a rischio di povertà (dal 19,4% a 19,9%) e del calo di quelli che vivono in famiglie a bassa intensità lavorativa (dal 12,1% a 11,7%)”.

Il reddito medio in Italia è di 29.472 euro, ma la metà delle famiglie non va oltre i 24.190 euro, mentre al Sud si scende a 20.000 euro. Ma la distribuzione è estremamente diseguale: misurando la disuguaglianza attraverso l’indice di Gini, in Italia il valore è pari a 0,324, sopra la media europea  di 0,310. “Nella graduatoria dei Paesi dell’Ue l’Italia – sottolinea l’Istat – occupa la sedicesima posizione assieme al Regno Unito”. Tra i Paesi con una disuguaglianza maggiore Cipro (0,336), Portogallo (0,340), Grecia (0,342) e Spagna (0,346).

Se invece si valuta la disuguaglianza attraverso il confronto diretto dei redditi, il 20% più ricco delle famiglie italiane percepisce il 39,3% dei redditi totali, mentre il 20% più povero ne percepisce il 6,7%. Una situazione che si è aggravata negli anni della crisi: nel periodo 2009-2014 la contrazione di reddito in termini reali è stata molto più forte per le famiglie del primo quinto, quello con i redditi più bassi, il cui reddito equivalente medio, inclusivo degli affitti figurativi, è diminuito del 13%, a fronte di una riduzione media del 9,0%. Ne è seguito un aumento della disuguaglianza, con il reddito delle famiglie più ricche passato da 4,6 a 4,9 volte il reddito delle famiglie più povere. Il 36,8% delle famiglie più povere vive tra Sud e Isole rispetto al 14,8% di quelle che vivono nel Centro e all’11,1% delle famiglie del Nord. All’opposto si posiziona nel quinto più ricco una famiglia su quattro del Nord e del Centro rispetto al 7,8% di quelle che vivono nel Mezzogiorno.

Quanto “a rischio di povertà e di esclusione sociale” si tratta di nove parametri dai quali viene fuori una condizione “di grave deprivazione materiale”, se le persone o le famiglie considerate rientrano in almeno quattro di queste condizioni. Sono, in dettaglio, essere in arretrato con il pagamento delle bollette, della rata di un mutuo o di un prestito, non potere riscaldare adeguatamente l’abitazione, non potere sostenere spese impreviste di 800 euro, non potersi permettere un pasto proteico almeno una volta ogni due giorni, non potersi permettere neanche una settimana di vacanza l’anno fuori casa, non potersi permettere un televisore a colori, non potersi permettere una lavatrice, non potersi permettere un’automobile e non potersi permettere un telefono.