Italia e Spagna faccia a faccia sul tema del fallimento del multiculturalismo

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Italia e Spagna faccia a faccia sul tema del fallimento del multiculturalismo

07 Giugno 2011

L’Italia, la Spagna e la crisi del multiculturalismo. Un tema che, sulla scia della recente “arab spring”, riecheggia in maniera più forte nelle orecchie dei due Paesi più vicini al Nordafrica, e quindi più esposti ai consistenti flussi migratori che provengono e presumibilmente continueranno a provenire dalla sponda africana del Mediterraneo.

Questa riflessione è stata l’anima del convegno “Italia-Spagna: il fallimento del multiculturalismo e le nuove politiche per l’immigrazione” che ieri ha visto confrontarsi i due think tank espressione del pensiero liberale, la Fondazione Magna Carta e FAES (Fundaciòn para el anàlisis y los estudios ) – rispettivamente ospitante italiano e ospitato spagnolo – sulle questioni dell’integrazione, della conservazione della cultura nazionale e della presa di coscienza da parte dei leader europei (vedi David Cameron e Angela Merkel) del fallimento del modello “multikulti” che ha avuto come unica conseguenza la creazione di veri e propri “ghetti” nelle grandi metropoli occidentali.

Ad aprire il dibattito è stato Gaetano Quagliariello, Vicepresidente Vicario del gruppo Pdl al Senato che, partendo dalla suggestione del discorso del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, sul tema dell’immigrazione ha auspicato l’attuazione di soluzioni comuni che travalichino i confini dello stato nazionale. Facendo un excursus storico sulle scelte di politica estera italiana, in particolare sul neoatlantismo matteiano della seconda metà del secolo scorso, fallito poi per l’ascesa della Francia in quell’area, Quagliariello ha sottolineato come il governo Berlusconi abbia ripreso le suggestioni di quel periodo (vedi la partnership con l’Africa del Nord per il settore energetico), apportando un contributo originale nel momento in cui è crollato l’asse franco-tedesco. Per il senatore del Pdl, le rivolte arabe, che si ricollegano con un filo rosso alle vicende degli ultimi anni a partire dall’11 Settembre, nell’ultima fase hanno destabilizzato la politica italiana per fatti concreti (la geografia, l’economia) e il nostro Paese ha ragione a chiedere solidarietà europea in fatto di immigrazione perché non è in grado di sostenerla da un punto di vista umanitario, della sicurezza ed economico, soprattutto adesso che ci troviamo in un momento storico di emergenza economica. Se l’Italia non dovesse ottenere questa solidarietà si creerebbe, per Quagliariello, “un precedente storico molto forte”.

Dal contesto estero a quello interno al nostro Paese. Sul tema di integrazione e cittadinanza la palla è passata a Maurizio Gasparri, Presidente del gruppo Pdl al Senato della Repubblica che, rifacendosi alle prese di posizione di Cameron e della Merkel sul “multikulti”, ha affermato che “se la società multietnica è ormai un dato di fatto, quella multiculturale crea dei problemi”. Per Gasparri la democrazia non può essere limitata solo agli aspetti giuridici, la condivisione deve basarsi anche sui valori etici, perciò la cittadinanza deve maturare sulla base di valori condivisi senza i quali non ci può essere reale integrazione. Lo sforzo che il nostro Paese deve fare è quello di difendere le proprie condizioni. Quindi ‘no’ ad una apertura demagogica, ‘sì’ al richiamo alla consapevolezza della nostra storia.

Dopo la voce italiana il tavolo organizzato da fMC ha ceduto il microfono a quella spagnola. Dà addosso a Luis Zapatero Andrés Ollero, Docente di Filosofia del Diritto presso l’Universitá Rey Juan Carlos di Madrid e membro della Real Academia de Ciencias Morales y Políticas, trattando lo spinoso argomento del dialogo interreligioso, e in particolare del rapporto tra cristiani e musulmani. Per Ollero la politica del Presidente del gobierno spagnolo, tutta incentrata a neutralizzare l’egemonia cattolica, non ha fatto altro che accendere la scintilla e provocare lo scoppio dello scontro tra religioni che prima, invece, riuscivano a convivere civilmente.

José María López Bueno, Presidente della Societá Pubblica per la Promozione Economica di Melilla, dal canto suo, ha portato l’esempio di ‘corretta integrazione’ delle due città autonome spagnole di Ceuta e Melilla, a dimostrazione che la convivenza si realizza solo laddove l’identità nazionale è forte e quindi non c’è scontro religioso con i musulmani. E’ solo così, come nel caso di questi due paesi, che si può realizzare, ad esempio, l’emblematico inserimento delle festività musulmane nel quadro legale spagnolo.

Discorso più ampio e complesso quello di Javier Zarzalejos, Direttore dell’Area di Costituzione e Istituzioni della Fondazione FAES che ha affrontato la tematica della sinistra spagnola e l’uso politico del multiculturalismo. Per Zarzalejos, in una fase post-ideologica, il socialismo è morto, ed è stato soppiantato dal multiculturalismo e dal relativismo. Al grido di “tutti siamo ugualmente differenti” quelli che si professavano socialisti ora difendono un’identità culturale al posto di un’ideologia, cosa che ha prodotto la frammentazione sociale. ZP e i suoi ‘seguaci’ si dicono buonisti, progressisti, professano il laicismo – più vicino alla religione islamica che a quella cristiana, vedi la cena di Zapatero con Erdogan e il rifiuto da parte del premier spagnolo di accogliere il papa in visita a Madrid lo scorso novembre – e promuovono nuovi diritti, non naturali ma sociali. In ultima analisi, secondo Zarzalejos il multiculturalismo ha fallito perché nessun sistema democratico e liberale può funzionare veramente se vengono svuotati di valore i princìpi su cui si basa la società stessa.

La linea comune emersa tra i relatori che hanno animato la tavola rotonda italo-spagnola di ieri è la necessità che due Paesi, accomunati da simili vicissitudini geopolitiche possano trovare un paradigma politico comune sul tema. E la speranza è proprio questa: che dalla collaborazione tra fMC – che da sempre attenta a queste problematiche ha di recente aperto le sue porte al leader politico olandese Geert Wilders in occasione della sua tradizionale Lettura Annuale – e FAES possa sorgere una visione dell’uomo sottratta alle astrattezze universalistiche dell’illuminismo e più vicina alla tradizione liberale, europea, occidentale, giudaico-cristiana.