Italia-Egitto. Carfagna: “Insieme con le donne invisibili”

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Italia-Egitto. Carfagna: “Insieme con le donne invisibili”

28 Settembre 2010

Senza un certificato di nascita o una carta di identità le persone, soprattutto donne e bambine, diventano "invisibili" e non possono godere di diritti primari come quello dell’educazione. È quanto ha detto il ministro per la pari opportunità Mara Carfagna, intervenendo alla conferenza organizzata dal ministero della Famiglia egiziano, per tirare le somme del programma con la cooperazione allo sviluppo italiano, per la registrazione di donne e bambine.

In tre anni sono stati rilasciati circa 150.000 documenti di identità nei sette governatorati pilota nell’alto Egitto. Il programma fa parte di una serie di progetti soprattutto nel campo sociale in collaborazione con l’Italia ed è, ha sottolineato, un modello di cooperazione da seguire, così come l’approccio egiziano teso a coinvolgere le istituzioni, società civile e ong dovrebbe esserlo per altri governi e donatori. A margine della conferenza, alla quale ha preso parte il direttore generale della cooperazione allo sviluppo italiana Elisabetta Belloni e l’ambasciatore d’Italia presso l’Egitto Claudio Pacifico, il ministro ha annunciato che la cooperazione italiana finanzierà in Egitto un progetto di assistenza tecnica e tecnologica per una campagna di sensibilizzazione sul territorio per contrastare fenomeni come quello della non registrazione e della mutilazione genitale femminile.

"L’Italia – ha sottolineato Carfagna – punta molto alla ownership del paese, a non imporre nulla chiedendo all’Egitto di assumersi le sue responsabilità, forte del fatto che quando L’Egitto l’ha fatto, come in questo programma, lo ha fatto egregiamente". Quanto alla battaglia contro le mutilazioni genitali femminili, che vede l’Egitto in prima linea, il ministro per la famiglia Muchira Khattab ha posto in rilievo la necessità che il lavoro venga fatto soprattutto a livello nazionale e sostenuto dai paesi africani dove la pratica è ancora diffusa e non bandita. "Non è una questione religiosa, nè una questione di salute, ma di diritti umani", ha detto il ministro egiziano. "E quindi ben venga una risoluzione dell’Onu, ma non dobbiamo pensare che risolverà tutti i problemi. Sarà un segnale importante, ma ci deve essere il forte coinvolgimento dei paesi africani per avere una risoluzione forte e soprattutto avere la sicurezza che sarà implementata", ha spiegato Khattab.