Italia in Libia contro Isis? Governo riferisca al Parlamento
04 Marzo 2016
L’Italia è pronta per una missione militare in Libia? Così sembra dalle notizie che circolano sui giornali, diverse ipotesi, da un contingente di cinquemila uomini per il "nation building" libico, all’uso di forze speciali agli ordini della intelligence, in tutti e due i casi per contrastare milizie islamiste e Isis. La morte dei due italiani sequestrati, Salvatore Failla e Fausto Piano, sembra aver accelerato lo scattare della missione a guida Onu in Libia che dovrebbe essere capitanata dall’Italia.
L’ambasciatore americano a Roma, John R. Phillips, ha detto al Corriere della Sera che "l’Italia potrà fornire fino a circa cinquemila militari. Occorre rendere Tripoli un posto sicuro e far in modo che l’Isis non sia più libero di colpire". "Si va verso un governo di unità nazionale che, sulla base della risoluzione dell’Onu, potrà domandare al vostro Paese e ad altri di andare a Tripoli per creare isole di stabilità e progredire da queste", ha detto l’ambasciatore. "La Libia è la maggiore priorità per voi ed è molto importante anche per noi. È importante che prendiate la guida dell’azione internazionale".
I piani dell’intervento italiano sarebbero già pronti da mesi e Repubblica fa sapere che il contingente sarebbe già stato "predisposto" dopo la riunione del Consiglio supremo di difesa, al Quirinale. Il comando della operazione dovrebbe essere nell’aeroporto militare "Francesco Baracca" di Centocelle, a Roma, a cui faranno capo le altre forze internazionali in Libia, francesi e britanniche. Gli Stati Uniti, secondo l’ambasciatore Phillips, contribuiranno con intelligence ma non con le truppe. Ma proprio l’uccisione dei due italiani avvenuta ieri dimostra come lo scenario libico offra enormi rischi per il nostro Paese.
Che fine ha fatto il Governo? Perché i ministri deputati non hanno ancora riferito in Parlamento sulla missione e sulle eventuali modalità di intervento? "Ci aspettiamo che nell’informativa che renderà alle Camere il governo chiarisca il ruolo dell’Onu nell’intervento militare che si prospetta; come, perché e con quale legittimità sia stata definita una catena di comando del tutto irrituale; quale sia in questo contesto il ruolo del Parlamento, atteso che attribuire ai servizi di sicurezza un ruolo predominante nelle operazioni e al relativo terminale politico la regia significa limitare al solo Copasir la possibilità di controllo, circostanza che terrebbe di fatto il Parlamento all’oscuro per via dell’obbligo di segretezza che vincola i componenti del Copasir e ancor più per il fatto che molti gruppi parlamentari nel Comitato non sono rappresentati", ha detto ieri il senatore Quagliariello (Idea).
"Se una procedura così irrituale dovesse essere confermata e giustificata adducendo ragioni di segretezza ci chiediamo come mai le notizie siano giunte prima ai giornali che al Parlamento, offrendo alla pubblica conoscenza notizie riservate, dando uno schiaffo alle Camere ed esponendo il nostro Paese, e in particolare i nostri connazionali in Libia, a ulteriori rischi", conclude Quagliariello.