Italia vs Paraguay, il mondiale ve lo raccontiamo in chiave geopolitica
14 Giugno 2010
Per l’Italia iniziano finalmente i mondiali e la prima (si spera di una lunga serie) squadra ad affrontare gli azzurri è il Paraguay, agli ordini del Ct Gerardo Martino. Abbiamo pensato di offrire un punto di vista diverso della sfida concentrandoci sugli aspetti geopolitici e non solo su quelli calcistici, interpretando il match come se fosse una partita di Risiko. Naturalmente, non mancherà un commento tecnico delle due compagini.
Per i nostri avversari l’avventura mondiale rappresenta senza dubbio una piacevole digressione dai problemi che attanagliano il paese. Primo fra tutti una crisi monetaria che dal 2008 ha fatto crollare le esportazioni agricole (principale fonte di ricchezza) malgrado una serie di pacchetti d’emergenza messi in campo dal governo. Ma non solo, la diffusa criminalità e l’onnipresente corruzione non fanno che peggiorare la situazione; almeno il 50% dell’economia del Paraguay è a “nero”.
Se non altro, la stabilità politica conquistata nel 1989, dopo che il dittatore Alfredo Stroessner fu deposto, sta aiutando il paese a ricostruire una rete di relazioni diplomatiche anche con i paesi vicini. Fino a che è rimasto in carica Stroessner, infatti, il Paraguay godeva della alleanza degli Usa (che avallavano la prosecuzione della dittatura) ma era isolato in Sud America. Dal 1991 in poi invece è entrato nel Mercosur (il mercato comune del Sud, ovvero dell’America meridionale) assieme ad Argentina, Brasile, Uruguay e Venezuela e ciò gli ha permesso di fare blocco con i “vicini di casa” su molte questioni riguardanti politica, l’economia, la società, che alle brutte potrebbe anche trasformarsi in una allenza politico-militare.
Il blocco compatto e politicamente influente del Mercosur, dunque, rafforza la posizione paraguayana all’interno dello scacchiere mondiale. Anche se rimangono un Paese poco influente, i biancorossoblu sono tra i fondatori dell’Onu e fanno parte di molte agenzie specializzate, oltre che del Rio Group e della rete Interpol.
Allo stato attuale dei rapporti con l’Italia, tutto sembra tranquillo. Come per altri stati latinoamericani le relazioni sono buone (sono stati firmati 16 trattati ed accordi) e il clima disteso. Rispetto al passato si registra però un certo calo nei flussi migratori e uno scarso interesse da parte degli investitori italiani a proporsi sul territorio d’oltreoceano. Se mai si dovesse innescare da parte delle istituzioni paraguayane un qualche sentimento di rivalsa o conflittualità nei nostri confronti, la prima mossa dei paraguayani sarebbe dare un giro di vite alle politiche migratorie e agli scambi commerciali, chiudendo i rapporti tra i due stati. Il Paraguay a quel punto potrebbe far salire la tensione, magari riempiendo aeroporti e città di militari, ordinando l’espulsione degli italiani; in Paraguay il presidente della repubblica è anche capo dell’esercito e può disporre di 7mila uomini in brevissimo tempo e senza troppe proteste.
Ma evidentemente, sul terreno, saremmo di fronte a una sfida impari sotto ogni punto di vista. Il piccolo Paraguay non potrebbe in nessun modo insidiare l’Italia. Le differenze che si registrano sulla ricchezza e la potenza dei due Paesi, la grandezza dei rispettivi eserciti, l’influenza diplomatica, sarebbero tutte a favore dell’Italia. L’unica speranza per i Sudamericani sarebbe quella di “giocare di rimessa”; arroccarsi quindi nel proprio territorio e combattere una guerra d’altri tempi, uno scontro di trincea più che in campo aperto. Basandosi sulla conoscenza del territorio e potendo contare sulla guerriglia organizzata e appoggiata da Brasile, Argentina e Cile (paesi con cui il Paraguay è al centro di un florido mercato illegale di droga) i biancorossoblu potrebbero prendere i nostri per sfinimento, logorandoli e minacciandoli con qualche contropiede.
A quel punto sarebbe costretta ad intervenire l’Onu (di cui entrambi i paesi sono membri) che potrebbe anche votare una risoluzione contro l’Italia per l’offensiva scatenata sul campo, fino a quando il nostro governo (anche su pressioni dei paesi europei) getterebbe le basi per un trattato di pace. Probabilmente i due paesi non tornerebbero più ai rapporti prima del conflitto. La fine degli scontri per l’Italia rappresenterebbe un ottimo veicolo per rinsaldare vecchi accordi e stringere nuovi patti con eventuali alleati nel Consiglio di Sicurezza, mentre il Paraguay coglierebbe l’occasione di sfruttare l’immagine mediatica del piccolo paese debole e sfruttato, calamitando gli aiuti da gran parte del mondo. Un pareggio, tutto sommato.
Sul campo di calcio invece è tutta un’altra storia. La sfida si presenta con un favorito forte. A meno di colpi di scena a prevalere dovrebbero essere gli azzurri, che possono contare su un tasso tecnico decisamente superiore ed una maggiore abitudine ai grandi palcoscenici. Malgrado l’ottimo girone di qualificazione in cui ha battuto Brasile e Argentina, il Paraguay è sicuramente un gradino (o due) sotto l’Italia e si giocherà le sue carte soprattutto con delle veloci ripartenze in attacco, dove brillano le stelle della squadra: Roque Santa Cruz e Cardozo – sempre pericolosi sotto porta – e sul ritmo, vero punto debole dell’Italia nelle amichevoli pre-mondiali. Che vinca il migliore e… forza Italia.