Italicum in aula il 29 gennaio, Franceschini chiude su preferenze

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Italicum in aula il 29 gennaio, Franceschini chiude su preferenze

23 Gennaio 2014

L’Italicum sarà alla Camera dal 29 gennaio, a dirlo la conferenza dei capigruppo di Montecitorio, dal 30 gennaio inizieranno le votazioni del testo di riforma della legge elettorale in aula. Il ministro Franceschini ha intanto riunito il gruppo Pd per verificare eventuali modifiche al testo, con l’obiettivo di arrivare a degli "emendamenti unitari" per i democratici ma anche per le altre forze che ieri hanno sottoscritto il testo base in commissione. Sul tema delle preferenze, su cui si sta battendo Ncd, Franceschini commenta che "non mi sembra che sia uno dei punti che sia possibile toccare", mentre si ragiona sulle soglie di sbarramento che lascerebbero fuori dal parlamento i partiti che non superano il 5 per cento.

Secondo il presidente della commissione Affari Costituzionali, il forzista Sisto, "in Parlamento non c’è mai niente di blindato", ma Sisto ricorda che Fi ha "ingoiato" il doppio turno, e non accetterà di rivedere i listini bloccati. "Saranno ‘ini’," ha detto oggi in una intervista alla rivista Tempi il ministro Quagliariello, ma "sempre bloccati restano". Non si dà, cioé, piena libertà agli elettori di scegliere il proprio rappresentante.

Il testo base dell’Italicum, la proposta di riforma della legge elettorale nata dall’accordo tra Renzi e Berlusconi, è stata depositata ieri alla commissione Affari Costituzionali della Camera, passando con l’appoggio di Pd, Fi e Ncd. Riguarda le "modifiche al sistema di elezione" di Camera e Senato. Il testo dice stop alle candidature multiple e ipotizza un premio di maggioranza del 18 per cento al partito o alla coalizione che prende almeno il 35 per cento dei voti. Chi vince prenderebbe 340 seggi alla Camera. Se nessuno schieramento raggiunge il 35, scatta il doppio turno, senza apparentamenti. Le circoscrizioni provinciali per il voto dovrebbero invece essere decise per legge.