Jeremy ha premuto il grilletto e finalmente il mondo si è accorto di lui

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Jeremy ha premuto il grilletto e finalmente il mondo si è accorto di lui

27 Settembre 2009

Fino a qualche mese fa Geremia era un ragazzo tranquillo, buono, accondiscendente; forse anche troppo. E questa sua eccessiva bontà e mancanza totale di malizia lo avevano portato ad essere considerato lo zimbello di tutti: fratelli, genitori assenti e compagni di classe. Ma, mentre giorno dopo giorno incassava le prese in giro, e i soprusi, qualcosa di mostruoso continuava a crescergli dentro.

Di questo mostro però nessuno si era accorto, né i compagni, troppo intenti a schernirlo e ancora troppo insensibili per poter cogliere eventuali stranezze, né i genitori, troppo presi dal lavoro e incapaci di guardare oltre la patina di felicità apparente data dalla casa, i giocattoli e tre pasti caldi al giorno. Né tantomeno i professori, che invece di essere maestri di vita sono spesso dei sadici repressi che se la prendono con i ragazzi per vendicarsi di torti subiti altrove.

Così, da un po’ di mesi, a Geremia si è accesa una strana luce negli occhi, che nessuno ha notato, e che gli sta illuminando la mente di idee perverse.

Non prova più ora a gridare per attirare l’attenzione dei suoi, ma si chiude in camera, a disegnare.
E disegna se stesso con le braccia aperte in cima a una montagna, con la gente in fondo dilaniata e ricoperta di sangue. E disegna ancora se stesso, al centro di un foglio bianco, e su un altro foglio tutti gli altri, fino all’ultimo angolino disponibile.

Ma nessuno li vede i suoi disegni, nessuno si interessa veramente a lui, e i suoi progetti da malvagio imperatore del mondo proseguono incontrastati.

Anche a scuola non soffre più quando lo prendono in giro, anzi sorride; come se trovasse inutile la perdita di tempo dei suoi compagni.
Addirittura oggi, che c’è il compito di matematica, non sembra preoccupato. Tutti bisbigliano in classe, si lanciano sguardi e la professoressa urla e strilla contro i malcapitati di turno.
Ma lui non parla, non guarda.
Disegna.

La professoressa lo vede e comincia a gridargli addosso.

Geremia si alza.
Sorride e la guarda negli occhi. Ha una pistola in mano.
I compagni sgranano gli occhi e lo fissano a bocca aperta.
Anche la professoressa sbigottisce. È spiazzata. Non vede la pistola ma è comunque in soggezione: gli occhi di Geremia sembrano spiritati.

Il sole debole che entra dalla finestra illumina il pulviscolo nell’aria dentro i suoi raggi, e quell’aria fa più rumore di quanto non ne facciano trenta esseri umani chiusi in quella stanza.

Geremia alza la pistola e se la punta alla tempia. Sorride di nuovo e fa l’occhiolino alla professoressa. I compagni si tirano indietro per lo spavento e per un secondo il mondo si ferma, come una fotografia. Ma il secondo dopo purtroppo il mondo riparte, ed è Geremia a farlo ripartire. Come nei suoi sogni, come nei suoi progetti, come nei suoi disegni.