Jonathan Rees sconvolge l’Inghilterra con la bufera delle intercettazioni

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Jonathan Rees sconvolge l’Inghilterra con la bufera delle intercettazioni

10 Giugno 2011

Con la deregolamentazione selvaggia che regna nel Regno (Unito) era inevitabile che la bufera intercettazioni avrebbe prima o poi fatto volar via cappelli e andare di traverso le cup of tea al sistema più composto e rispettabile al mondo.

Così, decine di very important people – ultima la ‘neoreginetta’ Kate Middleton –, spiati dal buco della serratura, sono caduti nella trappola di chi quella bufera l’ha scatenata: Jonathan Rees, torbido investigatore privato, legato alla massoneria, in prigione dal ’99 al 2004 per aver cercato di mettere della cocaina nelle tasche della moglie di un cliente, accusato dell’omicidio di un vecchio socio, ingaggiato dopo la galera da News of the World.

A far approdare la vicenda alla Camera dei Comuni è stato un signore paffutello e occhialuto di West Bromwich che durante il Question Time di mercoledì, dito puntato verso David Cameron, ha scoperto le carte: “Mi risulta che la Polizia sia in possesso di documenti che indicano con forza come l’investigatore privato Jonathan Rees, per conto di News International, avrebbe illegalmente messo sotto controllo membri della famiglia reale, politici di primo piano e informatori chiave dell’antiterrorismo e credo che forze potenti stiano cercando di coprire questa storia”. Così Tom Watson, deputato laburista, ha fatto impallidire il premier inglese e non solo per l’accuratezza delle informazioni in suo possesso. “Primo Ministro, credo che forze potenti stiano cercando di coprire questa storia. La prego, mi dica che cosa intende fare perché non accada”. Frasi secche e spiazzanti alle quali Cameron, saltato dalla sedia, ha risposto nella maniera più vaga e imbarazzata possibile: “Le intercettazioni illegali sono una pratica ingiusta e sbagliata. La Polizia sta conducendo le indagini in piena libertà e lo farà fino in fondo”.

Pochi minuti dopo l’attacco di Watson, il sito del Guardian ha pubblicato l’elenco delle presunte vittime di Rees in possesso di Scotland Yard. Oltre William e Kate – il cui conto bancario fu ‘hackerato’ nel 2005 da Reese – compaiono anche i nomi di Tony Blair, l’ex ministro dell’Interno Jack Straw, Peter Mandelson quando era segretario del Commercio, il media advice di Blair Alastair Campbell, il principe Edoardo, l’allora governatore della Banca d’Inghilterra Eddie George, l’ex capo di Scotland Yard Lord Stevens e (incredibile) perfino l’attuale vice capo della polizia di Londra John Yates che per 19 mesi ha coordinato l’inchiesta sulle intercettazioni. Tra le star della musica e dello sport Mick Jagger, George Michael e Linford Christie.

Secondo i giornalisti e investigatori che hanno lavorato con lui, Rees avrebbe sfruttato la sua posizione di massone per fare i collegamenti con gli ufficiali di polizia massonici che illegalmente gli hanno venduto informazioni sugli obiettivi scelti dal News of the World, il Sunday Mirror e il Daily Mirror. Un contatto stretto, Det Sgt Sid Fillery – poi condannato per possesso di immagini pedopornografiche –, ai tempi lasciò Scotland Yard per diventare socio in affari di Rees e ha aggiunto più ufficiali alla loro rete.

Alcune fonti della polizia hanno riferito di essere state ricattate al fine di fornire informazioni riservate. Lo stesso Rees ha affermato di essere in contatto con figure corrotte: da funzionari doganali a un Vat inspector, a due impiegati di banca. Il Guardian ha confermato che l’investigatore ha anche usato due "blaggers" che avrebbero telefonato all’Agenzia delle Entrate, alla Motorizzazione, a banche e compagnie telefoniche per sottrarre dati privati ​​da rivendere poi a Fleet Street. Lo stesso quotidiano britannico ha riportato che Rees ha svelato apertamente del modo in cui ha ottenuto i dati confidenziali appartenenti a politici di rilievo e registrato i loro nomi nel suo lavoro di ufficio. Quella che ne viene fuori, insomma, è una rete super organizzata degna delle migliori spy story.

Di fronte al caso la polizia avrebbe deciso di non procedere nelle indagini perché l’inchiesta in questione, nome in codice “Operazione Weeting”, non sarebbe collegata alle intercettazioni illegali ma riguarderebbero altre forme di intrusione, di certo, comunque, non legale. Lo scandalo intercettazioni sembrava essere giunto al capolinea martedì dopo l’offerta di risarcimento del gruppo editoriale di Rupert Murdoch ad alcuni “spiati” illustri, come l’attrice Sienna Miller, che proprio due giorni fa aveva accettato le scuse ma solo dopo aver ricevuto un assegno di ben centomila sterline. E invece no. Ricatti soldi e potere saranno ancora per giorni al centro dell’attenzione degli inglesi che si chiedono chi ci sia davvero dietro questa enorme operazione di spionaggio e perché, visto che sembra poco verosimile che si sia messo su un impianto del genere solo per far aumentare il numero delle copie di un giornale.