Jörg Schönbohm, il generalissimo che ha detto addio alla politica tedesca

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Jörg Schönbohm, il generalissimo che ha detto addio alla politica tedesca

09 Maggio 2010

Con Jörg Schönbohm si è ritirata alcuni mesi fa dalla vita politica tedesca una delle figure liberal-conservatrici di maggior spessore della CDU, il partito di Angela Merkel. Nato nel 1937 a Neu-Golm, per lui tutto inizia e finisce nel Brandeburgo. Trasferitosi dopo la guerra all’ovest, ha iniziato nel 1957 la propria carriera nella Bundeswehr, l’esercito della Repubblica Federale. Tornato all’est dopo la caduta nel Muro, Schönbohm ha fatto il suo ingresso in politica nel 1994, nelle fila della CDU, il partito che alla sua guida, appena cinque anni dopo, avrebbe conseguito nel Brandeburgo uno storico successo sulla SPD.

Ministro degli Interni del Land per alcuni anni in un governo di “Grande coalizione”, nel 2009, dopo la nascita di un governo “rosso-rosso” sostenuto da SPD-Die Linke, il militare prestato alla politica, spesso molto critico anche rispetto alla CDU a guida Merkel, che accusa di non rispondere più alle “attese della base elettorale cui si era sempre rivolto il partito”, ha deciso di lasciare l’agone politico. Schönbohm non ha perso tempo ed ha iniziato a scrivere le proprie memorie, ora raccolte in un libro (Wilde Schwermut. Erinnerungen eines Unpolitischen (Landt Verlag, Berlin 2009, p. 462, € 29,70) che è molto più che una semplice autobiografia.

Il titolo, Malinconia selvaggia, riprende significativamente un’espressione posta da Ernst Jünger all’inizio del suo Sulle scogliere di marmo (1939), mentre il sottotitolo, Ricordi di un impolitico, richiama invece il Thomas Mann delle Considerazioni di un impolitico (1918): Jünger e Mann, due punti di riferimento imprescindibili della sua azione, prima militare e poi politica. Schönbohm possiede una qualità non sempre apprezzata tra i politici, anche in Germania: ha sempre detto con chiarezza quello che pensa.

A proposito della riunificazione, cui ha collaborato attivamente assumendosi la grave responsabilità di integrare la Volksarmée della DDR nella Bundeswehr, ha voluto di recente che si aprisse un dibattito sul “risentimento collettivo” così palpabile tra i cittadini dei Länder orientali: “I tedeschi dell’est hanno demolito il Muro”, ha scritto, “ma se qualcuno oggi ricorda ciò che c’era di negativo nella DDR loro stessi reagiscono in maniera stranamente sentimentale. C’è da chiedersi dove siano finiti quelli che volevano abbattere il regime della SED”.

Schönbohm vorrebbe poi che si discutesse anche sui 40 anni d’indottrinamento nella DDR, e sul da farsi per favorire il risveglio del cristianesimo. Spesso diffamato come “conservatore” solo perché difensore di patria, famiglia e fede, l’ex generale lamenta come la stessa “sua” chiesa protestante si preoccupi ormai più di uguaglianza e giustizia sociale che del proprio impegno di testimonianza, o di difendere la libertà: “Quanto più grande è l’uguaglianza conseguita”, afferma, “tanto più scandaloso è ciò che resta della disuguaglianza. Il sociale è diventato il surrogato della religione”. Del resto Schönbohm non le ha mai mandate a dire neppure ai cristiano-democratici della CDU.

Dopo le prime elezioni libere nella Germania orientale, nel marzo 1990, da militare non condivise le posizioni di Lothar de Maizière e di Rainer Eppelmann, rispettivamente presidente della DDR e ministro per il disarmo e la difesa della DDR: “I due politici della CDU”, scrive l’ex generale, “seguivano la linea politica sovietica, secondo la quale, almeno fino all’estate del 1990, si doveva procedere alla costituzione di una Germania orientale che rimanesse neutrale”. Da parte sua Schönbohm condivideva piuttosto la posizione del ministro dell’interno federale Gerhard Stoltenberg, che, nel quadro della riunificazione, voleva l’intero territorio della DDR all’interno della NATO. Alla fine la storia, questa strana “signora capricciosa”, come l’ha definita Joachim Fest, gli ha dato ragione.