Kafka e la pornografia: il grande bluff
10 Agosto 2008
di Vito Punzi
In Germania si sono fatti più o meno tutti una grassa risata, anche perché Hawes sostiene di aver scoperto, con i suoi ritrovamenti, nientedimeno che “la verità sull’intera opera letteraria” dello scrittore praghese. Klaus Wagenbach, storico biografo del giovane Kafka, accusato di non aver specificato nella sua pur esaustiva biografia kafkiana in cosa consistessero quelle riviste edite da Franz Blei (“Der Amethist” e “Die Opale”) che pure il praghese leggeva e sfogliava con tanto interesse, dopo aver lanciato il sospetto che Hawes non sia in grado leggere il tedesco, ha confermato al “Tagesspiegel” di aver consultato a suo tempo entrambe le riviste e ha ricordato come esse proponessero testi letterari accompagnati da opere grafiche, senza foto, e che da sempre sono state considerate da storici e cultori come pubblicazioni erotiche, non pornografiche.
Quanto al complesso rapporto tra Kafka e le donne, bisognerà pur ricordare che il giovane Franz, spesso insieme all’amico Max Brod, è stato un assiduo frequentatore di bordelli. Altrettanto noto è quanto sia stato assiduo, e non solo in età giovanile, il suo interesse per l’erotismo. Nel citato scambio epistolare alla data 4 ottobre 1917 si legge per esempio Max consigliare a Franz la lettura del saggio Il ruolo dell’erotismo nella società maschile, di Hans Blüher, che lo stesso Brod giudica “un inno alla pederastia, da cui ci si attende ogni progresso culturale”. Dopo circa un mese, ricevuto il libro, Kafka confessa all’amico: “Sono caduto nel mezzo del libro di Blüher. […] Mi ha agitato per cui ho dovuto interrompere per due giorni la lettura. Del resto ha in comune con tutto ciò che è psicanalitico il fatto che la primo momento sazia in modo stupefacente, ma subito dopo si ha di nuovo la stessa vecchia fame”.
Da ultima la questione del cassetto dell’appartamento di famiglia, nel quale il giovane Franz, secondo Hawes, avrebbe chiuso a chiave le riviste incriminate perché i genitori non le scoprissero. Ancora una volta si prenda l’epistolario, edito, ma evidentemente ignorato. In una lettera di metà agosto del 1907 Kafka scrive all’amico Brod quanto segue: “Certo se avessi anche gli «Ametyste» ti copierei le poesie, ma sono rimaste a casa nella libreria e la chiave l’ho qui con me perché non scoprano un libretto di risparmio di cui nessuno sa nulla e casa e che determina per me la mia posizione in famiglia. Se dunque non hai tempo fino al 25 agosto, ti spedisco la chiave”. Problemi di soldi, con la famiglia, altro che preoccupazione di nascondere le riviste agli occhi dei genitori! La confidenza esistente tra i due giovani, d’altra parte, era tale che difficilmente si possono immaginare finalità inespresse.
In virtù di quanto trapelato dall’Inghilterra, questo di Hawes sembra essere davvero un grande bluff. Serva almeno da incoraggiamento a qualcuno per andarsi a rileggere le opere di Kafka.