Kamikaze in Iraq, missili in Iran e Corea del Nord: si risveglia l’Asse del Male

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Kamikaze in Iraq, missili in Iran e Corea del Nord: si risveglia l’Asse del Male

09 Marzo 2009

Nell’ultima settimana, Obama e la Clinton hanno confermato il ritiro di 12.000 uomini dall’Iraq; aperto ai Talebani “moderati”; chiesto all’Iran di partecipare alla stabilizzazione dei confini tra Pakistan e Afghanistan; blandito la Siria e la Corea del Nord; promesso alla Russia di ‘resettare’ le incomprensioni degli ultimi anni per inaugurare una nuova era di rapporti tra Washington e Mosca.

Il risultato di questa sforzo diplomatico sta tutto nella simbolica giornata di ieri: un kamikaze con un giubbotto pieno di esplosivo si è fatto esplodere davanti a una caserma di Baghdad, dove i giovani iracheni aspettano pazientemente di trovare lavoro come soldati o poliziotti. Il bilancio è di 28 morti e 60 feriti, uno degli attacchi più gravi degli ultimi mesi.

Ieri mattina, nella provincia afgana di Patkia, dove operano le forze Usa, un soldato della Nato è rimasto ucciso da una bomba e altri due sono stati feriti. Ma Karzai ha detto di essere pronto da mesi a distinguere i Talebani buoni da quelli cattivi legati ad Al Qaeda. Per non essere da meno, le autorità pachistane hanno subito rilasciato una dozzina di studenti coranici: “Era una delle richieste dei Talebani. Il rilascio è stato un gesto di buona volontà da parte nostra – ha detto un portavoce del governo di Islamabad nella valle dello Swat – adesso ci aspettiamo che facciano la loro parte per raggiungere la pace”.

Per tutta risposta, i Talebani di Khyber, ai confini con l’Afghanistan, hanno intimato alle autorità locali di non rilasciare più carte di identità alle donne perché non è una pratica conforme alla Sharia. Hanno anche minacciato di attaccare gli uffici locali se ciò dovesse accadere. Sono gli stessi che negano l’educazione scolastica alle bambine e impongono alle donne di andare al mercato solo se accompagnate da parenti maschi. Dei campioni del moderatismo.

Questa settimana, a Ginevra, il segretario di stato Clinton si è fatta fotografare sorridente accanto al ministro degli esteri russo Lavrov. Ma la Russia non muove un dito per esercitare la sua influenza di “stato-guida” dell’ortodossia sull’inquieto alleato serbo. Le notizie dal Kosovo continuano a peggiorare: ieri una cinquantina di dimostranti serbi e cinque poliziotti kosovari sono rimasti feriti in una serie di scontri a Silovo, durante una manifestazione contro il blocco di energia elettrica. Le enclave serbe, che fanno riferimento solo a Belgrado, si rifiutano di pagare le bollette al governo di Pristina.

Anche l’Iran e la Corea del Nord sembrano del tutto immuni al vaccino della diplomazia. Teheran ha testato con successo nuovi missili con una gittata di 110km; d’ora in avanti saranno in dotazione ai suoi caccia. Pyongang ha annunciato di essere pronta a lanciare un satellite per le telecomunicazioni che – secondo i giapponesi – è solo una scusa per collaudare un nuovo missile intercontinentale. “Reagiremo a qualsiasi iniziativa per intercettare il nostro satellite, che ha scopi pacifici, contrattaccando immediatamente con i più potenti mezzi militari – ha riferito un portavoce della difesa nordcoreana – Colpire il nostro satellite significherebbe la guerra”. La ritorsione avverrà “contro le postazioni degli aggressori americani e giapponesi e delle loro marionette sud-coreane”.

Speravamo che Obama non abdicasse alla lotta contro i totalitarismi, come era sembrato da alcuni passaggi del suo discorso di insediamento. Invece persevera in questo approccio soft che ha risvegliato l’Asse del Male. Un coacervo di regimi illiberali che per dieci anni erano rimasti schiacciati sotto il tacco del presidente Bush.