L’ex leader serbo-bosniaco si difenderà da solo, come a sua volta fece il presidente serbo Slobodan Milosevic. A dare la notizia è il settimanale tedesco Der Spiegel che oggi ha pubblicato un’intervista al legale di Radovan Karadzic, Svetozar Vujacic. Che ha annunciato anche l’intenzione dell’imputato di essere "affiancato da un team di quattro o cinque consulenti".
Secondo il difensore, Karadzic aveva intenzione di consagnarsi alle autorità serbe entro gennaio prossimo, "quando avrebbe potuto difendersi davanti ad un tribunale serbo", poiché secondo il mandato dell’Onu, il Tribunale internazionale dell’Aja concluderà entro quella data i processi sui crimini commessi nell’ex Jugoslavia.
Altra novità riguarda i tempi dell’arresto. Se in un primo momento si credeva che la cattura fosse avvenuta lunedì, oggi il legale dello stesso Karadzic ha reso noto come la cattura del "boia dei Balcani" sia avvenuta venerdì scorso.
Forse è stato preso alle porte di Belgrado, forse su un autobus a 13 chilometri dalla città. Non chiari i dettagli ma è certo che Radovan Karadzic, l’ex leader serbo-bosniaco è stato assicurato alla giustizia.
I tempi della consegna al tribunale penale dell’Aja per i crimini di guerra nell’ex Jugoslavia (l’ordinanza è stata firmata ieri dal giudice istruttore Milan Dilparic) sembra però che siano destinati ad allungarsi. Almeno a sentire l’avvocato dell’ex presidente della Repubblica Serba di Bosnia, Vetozar Vujacic. Che ha dichiarato come il ricorso contro l’ordine di estradizione – già disposto in prima istanza dalla magistratura serba – non sarà presentato oggi, come inizialmente annunciato, ma venerdì: ultimo giorno utile per cercare di allungare il più possibile i tempi. In un’intervista televisiva, Vujacic ha confessato di ritenere scontato il via libera finale all’estradizione ma che comunque porterà avanti l’appello fino in fondo.
I tempi burocratici prevedono che l’ex leader serbo-bosniaco non sarà all’Aja prima dell’inizio della prossima settimana. Intanto però l’atmosfera nel Paese resta incandescente. I nazionalisti serbi potranno sfruttare il lasso di tempo che separa Karadzic dall’estradizione per inscenare proteste di piazza a difesa del loro beniamino e contro il governo di Belgrado, accusato di filo-euroepismo.
Il ministro degli Interni serbo, Ivica Dacic, ha dato ieri una notizia shock confermando che Karadzic, nel periodo della sua latitanza durato 13 anni, veniva protetto e aiutato dai servizi segreti serbi e che sono stati questi a consegnarlo alla giustizia. "I servizi segreti lo proteggevano, i servizi segreti lo hanno consegnato" ha detto Dacic.
Durante la sua latitanza Karadzic, ritenuto responsabile di genocidio per la strage di Srebrenica del 1995 che ha portato al massacro di 8mila mussulmani, si era trasformato in un guru dell’omeopatia e della medicina alternativa, identità che gli permetteva di muoversi indisturbato per le vie della sua città sfuggendo al rischio di essere riconoscdiuto. Dimagrito, con la barba bianca, folta e lunga, e i capelli scompigliati, il falso medico, che si faceva chiamare Dragan Dabic, lavorava in un ambulatorio privato alle porte di Belgrado e nessuno sapeva nè minimamente sospettava chi fosse in realtà.
Ieri mattina si è svolto il primo interrogatorio. Il giudice Dilparic ha riferito che l’imputato si è appellato alla facoltà di non rispondere mentre il legale di Karadzic ha aggiunto che l’ex latitante avrebbe dato fiato alle corde vocali solo per uno sfogo di poche parole: "Questo processo è una farsa". Niente più che uno sfogo, per di più insensato visto che viene da un criminale responsabile di migliaia di morti e che per 13 anni si spaccia per un guru che si prende cura della salute delle persone.