Karim come Chris Kyle, noi stiamo dalla parte dei buoni
09 Giugno 2015
La storia di Karim Franceschi l’abbiamo scoperta a Piazza Pulita: un giovane italiano che dopo alcune esperienze di volontariato in Siria capisce che la vera minaccia per la democrazia oggi è il fascismo islamico, che la solidarietà e gli aiuti umanitari da soli non bastano, e che decide di andare a combattere al fianco dei Curdi a Kobane, sulla linea del piave lasciata sguarnita dall’Occidente.
Con la sua storia Karim impartisce una bella lezione ideale ai due ospiti intervistati in studio da Formigli sul tema della propaganda by Islamic State, Carlo Freccero ed Edward Luttwak. Freccero sarà pure bravissimo, per carità, ma si perde dietro mille elucubrazioni tra moderno e postmoderno, in uno sfoggio di eloquenza destinato a non incidere certo sulla realtà. Pensatore dacci un taglio e fatti delle storie, diceva qualcuno anni fa punzecchiando gli intellos nostrani.
Luttwak, che pure sovrasta gli altri nella lucidità di analisi –basterebbe una brigata ben addestrata degli eserciti occidentali per sbaragliare l’orda sgarrupata dell’Is – alla fine eccede in realismo politico quando dice che è meglio lasciare quei popoli a sbranarsi da soli nel gioco del trono che sta alle radici della guerra mondiale islamica. Ma è sempre Luttwak, dopo aver sentito la testimonianza di Karim, a ricordare quando anche lui, ai bei tempi, partì come volontario per difendere lo Stato di Israele.
Perché appunto la storia di Karim c’insegna che non è vero niente, i giovani di oggi saranno pure schiavi dei social network e della virtualità, ma ce ne sono alcuni, e speriamo che gli altri facciano tesoro della lezione di pochi, che sanno ancora riconoscere il valore di parole come democrazia e libertà.
Tutto questo avviene in giornate importanti, importantissime per i destini del Medio Oriente, con la sconfitta del ‘sultano’ Erdogan che era entrato come un bulldozer in campagna elettorale brandendo il Corano e si ritrova sconfitto proprio da quei Curdi abbandonati al confine con la Siria, che la Turchia, Paese membro della NATO, non ha mai amato né aiutato.
Karim ci ha detto anche che sgarrupati quanto vuoi i fasci islamici dalla loro hanno la logica del martirio, che li rende un nemico temibile, e che l’Occidente se è vero che non vuole più mettere gli scarponi in Medio Oriente almeno continui a martellare “l’esercito” di Al Baghdadi dal cielo, perché con i vecchi kalashnikov in dotazione alla resistenza curda non si può mica bloccare l’avanzata di un carro armato.
Qualcuno probabilmente storcerà il naso sentendo quali sono le idee politiche di Karim ma quando leggiamo cosa dice di suo padre, partigiano, e di come i valori che portarono alla sconfitta del nazifascismo debbono valere anche oggi per ammainare la bandiera nera dell’Is, viene da dire che sarà pure comunista ma a noi Karim Franceschi piace perché sta dalla parte dei buoni. Come il giovane patriota, credente e texano, Chris Kyle.