Karzai costretto a salvare il governo Prodi
06 Aprile 2007
di redazione
Avete sentito la conferenza stampa che Karzai ha tenuto sulla questione della liberazione dei prigionieri talebani in cambio di Daniele Mastrogiacomo? Il presidente afghano non poteva essere più chiaro e dalle sue parole è venuta fuori tutta la pressione (per non parlare di ricatto) che il governo italiano ha esercitato per ottenere ciò che voleva. “Il governo italiano poteva cadere in qualsiasi momento”, ha detto Karzai, probabilmente ripetendo quanto gli diceva Prodi al telefono nelle ore concitate precedenti alla liberazione. “L’Italia ha 1800 soldati nel paese, sta costruendo anche un’autostrada, aveva il diritto di chiedere il nostro aiuto” ha insistito il presidente afghano, facendo chiaramente capire cosa c’era sul piatto della bilancia e cosa rischiava il suo paese se non avesse accolto le richieste. Poi Karzai conclude: “trattative del genere sono state un fatto eccezionale e non si ripeteranno mai, in nessun caso, con nessun’altra persona e con nessun altro paese”. Anche da queste parole si comprende il costo politico che il suo governo ha dovuto sostenere per venire incontro al ricatto dei talebani. Perchè Karzai le pronuncia mentre due cooperanti francesi sono scomparsi nel sud ovest dell’Afghanistan, ma soprattutto perchè questo lascia intendere che le possibilità di una trattativa per Adjmal
Nakshabandi, l’interprete di Mastrogiacomo sono vicine allo zero.
Le parole di Karzai smentiscono infine e in modo categorico quanto disse D’Alema in Parlamento e cioè che il governo italiano si era limitato a passare le richieste dei talebani al governo afghano, con un ruolo sostanzialmente neutro.
Kazai ci dice che le cose sono andate all’opposto e che lui ha dovuto decidere mentre dall’Italia giungevano disperate richieste d’aiuto e non tanto per Mastrogiacomo, quanto per il governo Prodi che “stava collassando”.