Kazakistan, Alfano spiega. Gelmini: “Sventato golpe mediatico”
16 Luglio 2013
Mariastella Gelmini, vicecapogruppo Pdl alla Camera, è convinta che il ministro Alfano "ha tolto ogni ombra e dipanato ogni sospetto" sul caso Kazakistan e sulla espulsione della Shalabayeva. Alfano non è stato informato, "poche informazioni, parziali e distorte, l’omissione dello stato di rifugiato del marito, una serie di equivoci che in questo caso hanno creato una situazione eccezionale e complessa (…) un involontario circuito negativo" si è concluso con il rimpatrio della Shalabayeva. "I nervi saldi di Alfano e del governo hanno sconfitto questo misero golpe mediatico”, chiosa Gelmini.
Ieri il ministro degli interni ha spiegato di non essere stato informato della espulsione dall’Italia della moglie e della figlia dell’oligarca russo. Alfano ha citato ampi stralci della relazione del capo della Polizia, Pansa, ricostruendo da una lato la procedura che ha portato alla espulsione della Shalabayeva, che risultava una clandestina senza permesso di soggiorno, ed è dunque stata espulsa secondo le leggi italiane. D’altra parte, Alfano ha stigmatizzato il ‘buco nero’ della vicenda, ovvero la questione del volo privato su cui sono state caricate le 2 donne consegnandole ai diplomatici kazaki. Di cui invece avrebbe dovuto essere a conoscenza.
"L’insistenza con la quale i diplomatici del Kazakistan si sono mossi per il rimpatrio di Alma Shalabayeva e della figlia imponenva che il ministro fosse informato", ha spiegato. Ed è per questo motivo che sono cadute le prime teste, a cominciare da quella del prefetto Giuseppe Procaccini, capo di Gabinetto del ministro dell’Interno. E’ mancata "l’attenzione ad una verifica puntuale e completa su tutto il rapporto innescato dalle autorità kazake che, avendo coinvolto direttamente il Gabinetto del ministro, avrebbero dovuto essere seguite in tutte le fasi del loro rapporto con gli organismi territoriali, a cui è demandata la mera operatività".
Quello che però emerge con con chiarezza è che l’obiettivo del blitz a Roma era Ablyazov, non la moglie, su cui pendono mandati di cattura internazionali, e che sul groppone ha una condanna inflittagli dalle corti della Gran Bretagna, uno degli ultimi paesi a dargli asilo. Le informazioni fornite dalla diplomazia kazaka alle autorità italiane lo descrivevano come "armato e pericoloso". Da qui la pressione esercitata dai kazaki per riprendersi mogli e figlia dell’oligarca, forse nella speranza di rintracciarlo o ricattarlo. Moglie e figlia che Ablyazov a sua volta non si è fatto scrupolo di lasciare a Roma nella villa dei misteri.
Se Ablyazov, come sembra, non è Nelson Mandela, forse dovremmo interrogarci un po’ meglio su questi oligarchi "martiri della libertà", come pure sulla manina o vocina che ha permesso ad Ablyazov di sottrarsi alla operazione di polizia italiana. Mentre annuncia una ristrutturazione del Viminale, Alfano aspetta il voto sulle mozioni di sfiducia presentate da M5S e SeL, convinti che il ministro "non poteva non sapere". Anche secondo il segretario della Lega Maroni "Mi pare difficile che un’operazione così complessa, rapida e spettacolare sia stata fatta senza che il governo sapesse. Io penso che il governo sapesse". Tace il Colle, Letta ha ridato alla Shalabayeva la possibilità di rientrare in Italia, il Pdl fa quadrato attorno ad Alfano aspettando chiarimenti dal governo kazako, il Pd valuta se prendere la palla al balzo per una nuova crisi di maggioranza. Dalla geopolitica siamo già tornati alla politichetta.